La sera del 23 novembre 1975 gli italiani furono testimoni di un duplice omicidio.
In prima serata.
Due giovani amanti- lei bella e bionda vestita solo da una bianca veste da notte mentre lui era inquadrato sempre e solo di spalle, quindi si notavano folti capelli neri- venivano barbaramente trucidati da diversi sgherri vestiti in abiti cinquecenteschi.
L'azione si svolgeva all'interno di un castello medievale mentre una voce declamava in perfetto dialetto siciliano un antica ballata.
E questa era solo l'inizio.
Nell'atto di morire la donna bella e bionda lasciava su una parete il segno della propria mano insanguinata.
Quella macchia di sangue avrebbe affascinato e spaventato gli italiani, molti ne avrebbero provato repulsione, altri se la sarebbero sognata di notte.
La maggior parte delle persone però sarebbero rimasti incollate davanti al televisore per capire come sarebbe finita la storia.
Quella era solo la sigla di uno sceneggiato della RAI-TV.
Il 23 settembre 1975 non esisteva il Moige, non si pensava affatto alle fasce protette; quindi quella sigla estremamente violenta, decisamente morbosa venne vista tranquillamente da milioni di persone di tutte le età- anche quelli come me che nel 1975 erano poco più che bambinetti- e la cosa andò avanti per tutte e quattro le puntate di quello sceneggiato.
Uno sceneggiato, maledettamente bello peraltro.
L' "impronta" che perseguitò per mesi
gli spettatori del belpaese.
Anche il titolo di quella produzione RAI-TV era affascinante: L 'Amaro Caso della Baronessa di Carini, quel nome incredibilmente lungo entro di sé conteneva infinite promesse di pathos ed avventura.
Magari anche un pizzico di mistero, se saremmo stati fortunati.
E credetemi, con la visione de L'Amaro Caso della Baronessa di Carini noi telespettatori fummo incredibilmente fortunati.
Ad interpretare la donna bella e bionda della sigla era una giovane attrice tedesca, una certa Gisela Hahn ( ma quel nome lo avremmo scoperto molti anni dopo ) che poi avrebbe lavorato principalmente come doppiatrice mentre a cantare sigla in un convincente vernacolo siciliano l'antica ballata cinquecentesca ripresa come sigla era un romanissimo Gigi Proietti.
BONUS CARD: L'ANTICA BALLATA UTILIZZATA COME SIGLA.
Versione in siciliano
Chiangi Palermu, chiangi Siracusa:
a Carini c'è lu luttu in ogni casa.
Attornu a lu Casteddu di Carini,
ci passa e spassa un beddu Cavaleri.
Lu Vernagallu è di sangu gintili
ca di la giuvintù l'onuri teni.
Amuri chi mi teni e do quanni,
unni mi porti - lu chiamo - amuri unni?
Viu viniri la cavalleria.
Chistu è me patri chi vini pi mia,
tutto vestuto alla cavallerizza.
Chistu è me patri chi mi veni ammazza'.
Signuri patri chi venisti a fari?
Signora figghia, vi vegnu ammazzari.
Lu primu colpu la donna cadiu,
l'appressu colpu la donna muriu.
Un corpu 'nto cori, un corpu ntra li rini,
povira Barunissa di Carini
Versione in italiano
Piange Palermo, piange Siracusa:
a Carini c'è il lutto in ogni casa.
Attorno al Castello di Carini,
passa e ripassa un bel cavaliere.
Il Vernagallo è di sangue nobile
e tiene all'onore della gioventù.
Amore che mi tieni al comando,
dove mi porti - dolce amore, dove?
Vidi venire la cavalleria.
Questo è mio padre che viene per me,
tutto vestito da cavaliere.
Questo è mio padre che mi viene ad ammazzare.
Signor padre che sei venuto a fare?
Signora figlia, sono venuto ad ammazzarti.
Al primo colpo la donna cadde,
al colpo successivo la donna morì.
Un colpo al cuore, un altro alla schiena,
povera Baronessa di Carini.
La canzone l'ho ritrovata QUI
Senza accorgercene eravamo già tutti conquistati, eravamo tutti "presi" dalla storia.
Forse inconsciamente speravamo che almeno nell'ultimo "frame" la bella signora bionda si riuscisse a salvare.
Ma la sigla era solo l'antefatto di una storia molto più complessa ed intricata in cui non sarebbe apparsa Gisela Hahn ma ben altri attori.
Gisela Hahn in una scena tratta dalla sigla
iniziale de L'Amaro Caso della Baronessa di Carini.
Lo sceneggiato avrebbe avuto infatti un ambientazione ottocentesca.
Il suo protagonista, colui che avrebbe indagato....in parole povere l' "eroe" della storia si sarebbe chiamato Luca Corbara che avrebbe avuto come interprete colui che era considerato come il vero beniamino del pubblico televisivo dell'epoca: il toscano Ugo Pagliai mentre la protagonista della miniserie sarebbe stata impersonata dalla svedese Janet Agren.
Il pubblico a casa era già conquistato convinto che l'eroe della storia avrebbe riparato l'antico torto.
Ancora una volta però ci sarebbero state sorprese.
Molte anche amare.
(Continua....)