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L'America senza supereroi non è più la stessa

Creato il 04 agosto 2011 da Elvio Ciccardini @articolando
Forse i Simpson hanno anticipato i tempi, con gli ometti americani dalla pelle gialla. In effetti, dopo anni di cartoni animati, il giallo cinese sostituisce le stelle e le strisce dal tavolo del risiko mondiale.
Le previsioni dicono che la Cina supererà l'America nel 2018 come prima potenza mondiale. Il Fondo monetario anticipa la data al 2016. Praticamente dopo domani... considerando che meno di cinque anni fa, l'evento del sorpasso era calendarizzato dopo il 2030.
Sono diverse le voci autorevoli che danno per certo il declino della superpotenza. Ad esempio, Fareed Zakaria (commentatore) scrive apertamente nel suo ultimo libro di "mondo post-americano". Prima di lui, negli anni 80, Paul Kennedy pronosticava il declino americano, ma all'epoca era considerato una cassandra e l'America usciva vincitrice dalla Guerra Fredda. Inoltre, il contro-modello di riferimento dell'epoca era il comunismo e la Russia era precipitata in disgrazia.
In effetti, basta leggere Colossus e The ascent of money di Niall Ferguson per comprendere come gli imperi finiscano sempre per mancanza di liquidità. Senza liquidità non si sovvenziona l'apparato bellico e gli americani sono sempre stati in guerra dal '45 in poi... dopo la Corea, hanno cominciato a perdere le guerre... e con il Vietnam si sono mangiati le riserve auree.
Storia a parte, dai fumetti si è passati alle soap opera, per non dire telenovelas, meno rifinite e raffinate, sia nel copione, sia nella capacità di sorprendere. Abbiamo assistito ad un muro contro muro e agli appelli del presidente Obama, quando la conclusione sull'accordo quadro era già una certezza, annunciata da tempo e indicata dal senatore repubblicano Mitch McConnell, prima.
Più della crisi finanziaria dovrebbe spaventare la crisi politica, che è crisi del modello democratico liberale. Se a questo crollo dovesse far da contraltare l'affermazione del modello autoritario cinese, assisteremmo ad un punto di non ritorno. Nessun paese occidentale ha in tasca la soluzione al problema.
Se fossimo spettatori del decorso di un malato, dovremmo riscontrare che gli antibiotici, alias stimoli all'economia, non producono miglioramenti significativi. La febbre, alias la disoccupazione e la povertà, aumenta. In sintesi, o si cambia la cura o perdiamo il malato.
Tuttavia è anche vero che, nelle migliori storie, il supereroe buono vince sempre sul cattivo. Prima lotta, viene ferito, cade stremato e, quando lo spettatore se lo aspetta moribondo, trova quello slancio di energia vitale che lo rende vincente ed in grado di spazzare il nemico soggiogandolo.
Ma sarebbe una bella lotta che, non l'America o la Cina, ma l'intera umanità non potrebbero sostenere. Sarebbe più semplice integrare i sistemi e creare un'economia pianificata, dove le libertà individuali sono garantite, ma il mercato non segue la mano invisibile (che in fondo ha commesso più crimini che miracoli).
La ricetta è ancora lontana a venire, qualsiasi essa sia...

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