Magazine Diario personale

L’amico invisibile e il casino catalano

Da Giulia Calli @30anni_Giulia

Agli spagnoli piace far casino, ma non voglio generalizzare troppo perché nel mio circolo di conoscenze vince la presenza catalana. I catalani fanno casino. E per un motivo molto semplice, basico, fisiologico: hanno un tono di voce altissimo. Non ho idea dell’origine di questi decibel amplificati prodotti dalle loro corde vocali, però è un dato di fatto: sarà il risultato di un’evoluzione darwiniana che avrà voluto che in Catalogna la gente dovesse per forza gridare per farsi sentire? Sfuggire a qualche tipo di pericolo ricorrente? Non lo so.

[Amiche catalane che leggete questo post, potete forse darmi torto? Vi voglio bene lo stesso eh! ]

Potete fare una prova semplice ed entrare in un forn de pa della Barceloneta la mattina per fare colazione. Potete scegliere qualsiasi quartiere ad altra concentrazione autoctona, non vale stare nei pressi di Ramblas, Plaza Catalunya o Passeig de Gràcia. Più vi allontanate dal centro fighetto e turistico, più il quadro sarà preciso. 

Fare colazione in un suddetto forno tipico catalano, sarà un’esperienza interessante per le vostre orecchie – ma anche altamente informativa, perché verrete a conoscenza dei problemi di mezzo quartiere, e soprattutto di come vengono risolti. D’altronde anche io ho fatto ricorso alla rete di salvezza “informazioni di quartiere” quando mi sono chiusa fuori casa per sbaglio e avevo disperatamente bisogno di un tecnico che aprisse la mia serratura. È stata la panettiera a commentare il mio problema di fronte a tutti i clienti, creando un dibattito animato: il verdetto illuminante è stato che dovevo chiamare l’assicurazione. La panettiera sentenziò in maniera altisonante che sicuramente il mio appartamento era coperto da polizza assicurativa  e che sarebbe bastato chiamare l’assicurazione per far arrivare un tecnico salvatore che mi avrebbe aperto gratuitamente la porta. Per riuscire poi a capire quale fosse esattamente la mia assicurazione – visto che ero rimasta fuori senza cellulare – ci sono voluti alcuni altri passaggi di investigazione con i vicini di casa, ma tutto si è risolto per il meglio. Grazie a Meritxell la panettiera, alla sua voce squillante e alla solidarietà di quartiere.

Se proprio volete lanciarvi nell’estrema esperienza auditiva, potreste scegliere un ristorante in cui cenare in questo periodo prefestivo, tipicamente i giorni in cui i gruppi di amici o colleghi organizzano le cene pre-natalizie dell’Amico Invisibile.

[Doverosa parentesi: classica tradizione da queste parti, l’Amigo Invisible, detto anche Secret Santa fuori da i confini iberici, salva dall’incombenza di dover comprare molteplici regali per gli amici. Si organizza in gruppo, a ogni persona viene associato segretamente e a caso un solo amico destinatario del regalo. Io scelgo accuratamente il regalo, divento l’Amico Invisibile per la persona che mi è stata assegnata (normalmente si impone anche un budget massimo) e preparo un bel regalino natalizio. Così tutti i componenti del gruppo riceveranno il loro regalo senza disparità né grandi esborsi.]

amico invisibile e casino catalano

Se vi capita una cena dell’Amico Invisibile, dicevo, sentirete di cosa sto parlando. Se oltretutto questa cena è organizzata da un gruppo internazionale che raduna amabilmente amiche catalane e italiane, è finita, potete cambiare ristorante. Ne è un esempio la povera coppietta che si è ritrovata nel tavolo a fianco al nostro, dove stavamo celebrando il nostro Amico Invisibile fra birra e wok thai. Avrei voluto rimediare proponendogli di sedersi al nostro tavolo e gozzovigliare tutti insieme, ma non credo mi avrebbero sentito

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