L'impero romano fu una delle maggiori potenze politiche che la storia dell'uomo ha conosciuto.
Ogni cittadino romano agognava d'intraprendere quel Cursus Honoruom che lo avrebbe portato al potere. Ignorare gli impegni politici dunque era sinonimo di debolezza e fiacchezza fisica. A Roma non c'era spazio per l'amore, né per la poesia disinteressata; non c'era spazio per l'arte e la filosofia: i Mores Maiorum (i costumi degli antichi), l'onore e la forza, la rigidità e l'intransigenza, erano le forze dominanti.Catullo, invece, fu l'unico ad estraniarsi totalmente dalla vita politica e dalle infamanti lotte per il potere, il primo a disinteressasi della carriera: egli fu l'unico autentico poeta di Roma.
Le sue poesie sono un inno all'amore, alla bellezza, alla sensualità ; non c'è spazio per l'onore e la politica.
Egli canta l'amore per una donna, Clodia, una cortigiana romana lasciva ed inquieta, chiamata nei componimenti col nome di Lesbia. Lo pseudonimo fu creato come omaggio alla poetessa greca Saffo, abitante dell'isola di Lesbo,la quale pativa gli stessi tormenti del cantore romano. Lo pseudonimo è un topos della letteratura, che serviva a celare l'identità della donna, per proteggerla da chiacchiere e pettegolezzi inutili, largamente utilizzato nel corso della storia da diverse correnti letterarie: dai Trobador francesi ai poeti siciliani, da Dante a Petrarca: Catullo fu quindi il primo ad inaugurare un genere poetico che andò avanti per secoli. Egli dedica alla sua donna un liber intero, il Liber Catullianus, in cui è delineata la storia del loro amore. Lesbia è una donna ideale e romantica, un'amante taciturna e dolce, una cortigiana dai mille amanti, un essere scostante e camaleontico. Catullo la descrive in mille modi, la ama e ne è affascinato, ma è perfettamente consapevole di essere solo uno dei tanti amanti della donna. Egli non può fare a meno dei suoi baci e delle sue carezze, di quell'affetto camuffato d'amore che lei regala a molti uomini: