Il commento di Elisabetta BartuccaSummary:
Ha abituato il suo pubblico a non adagiarsi sulle convenzioni del genere, puntiglioso e visionario tessitore di trame come fu per film diventati cult (“Seven”, “Fight Club”), o negli anni recenti per storie più tradizionali, (“The Social Network”, “Millennium – Uomini che odiano le donne”). David Fincher è il continuo innovatore di se stesso e lo conferma anche questa volta, con l’adattamento del bestseller di Gillian Flynn, “L’amore bugiardo – Gone Girl”, nelle sale italiane dal 18 dicembre.
Pubblicato nel 2012, accusato di misoginia e elogiato per l’ingegnoso duello messo in scena tra due diversi punti di vista narrativi – egualmente inaffidabili –, il romanzo è stato adattato dalla stessa autrice. Compito non facile per un testo complesso, che sviscera gradualmente gli aspetti più torbidi del focolare domestico, perché “L’amore bugiardo” è sì un racconto poliziesco, ma è anche una storia capace di “trovare lo spazio per esplorare il vero tema della storia, che è il matrimonio”.
Belli, ricchi e innamorati, Nick (Ben Affleck) e sua moglie Amy (Rosamund Pike) sono la coppia perfetta, vivono a New York, si desiderano e flirtano come il primo giorno in cui si sono conosciuti. Almeno fino a quando la recessione non li costringerà a lasciare l’agiata vita newyorchese: la perdita dei rispettivi posti di lavoro li porta a trasferirsi nel Midwest, nel paese natale di lui. Qui Nick tenta di ripartire da zero aprendo un locale insieme alla sorella Margo (Carrie Coon); Amy invece si accontenterà delle lunghe patinate giornate da casalinga disperata in un’immensa solitaria villetta di provincia. Le incomprensioni crescono e il giorno del loro quinto anniversario Amy scompare: al suo rientro a casa Nick si ritrova davanti una scena del crimine che lo vorrebbe come principale indiziato. Il volto di Amy invece diventa oggetto conteso dai principali show televisivi in un paese assettato di verità a tutti i costi. La sua ricerca diventa un susseguirsi di colpi di scena, perplessità, svolte hitchcockiane e un cumulo di segreti nascosti sotto al rassicurante ritratto di una coppia felice, in un continuo gioco di ribaltamenti.
Ma la rivelazione de “L’amore bugiardo” è lei, Rosamund Pike, algida e perturbante nel ruolo che potrebbe regalarle una nomination agli Oscar e portarla forse a vincerlo. La scelta perfetta per Fincher che, dice, aveva bisogno di “un’orchidea, di un raro fiore di serra. Rosamund aveva questa qualità, oltre ad un talento impeccabile, una bellezza luminosa e un enorme fascino”. “Nel ruolo di Amy ho l’opportunità di esplorare un’infinità di aspetti diversi del cervello femminile. – racconta l’attrice – Ci sono scene in cui Amy si comporta in due modi diversi con due persone differenti nella stessa stanza, e il pubblico deve vedere entrambe le cose”. L’altro volto di questo ‘amore tossico’ è Ben Affleck, marito affranto prima, sospettato numero uno poi ed infine parte attiva di una partita a scacchi in cui è impossibile prevedere la mossa successiva: “Ben è estremamente brillante e divertente – spiega il regista – ed è dotato di quell’umorismo complesso grazie al quale Nick impara a gestire la sua immagine pubblica man mano che la storia progredisce, fino a diventare un vero e proprio maestro”.
Il ritratto ipnotico di un sogno americano che va in frantumi, che Fincher rappresenta accompagnandosi ai nomi di storici collaboratori, dal direttore della fotografia Jeff Cronenweth alla costumista Trish Summerville. E chissà che questa volta a quell’Oscar alla regia mai avuto, non ci vada davvero vicino.
di Elisabetta Bartucca per Oggialcinema.net