Credo che sia proprio il caso a guidare le nostre vite. Per quanto ci si metta, alla fine le cose più illuminanti, quelle che riescono davvero a cambiarci la vita, accadono sempre per motivi che non riusciamo a programmare. Nelle mie passioni è sempre successo così, ad esempio mi sono appassionato ai fumetti perché per caso vidi in tv il film Unbreakable, il libro di Io sono leggenda (nulla a che vedere con quell'aborto di film) me lo regalò di straforo un amico e persino i fumetti di Monsieur Jean li scoprii guardicchiabdo a casa in biblioteca. E' per questo che adoro andare nei mercatini dell'usato, guardare i libri a poco prezzo di cui la gene ama disfarsi e alle vole comprarli a caso, senza sapere di cosa parlano. Fu così che andai a conoscere Frédéric Beigbeder, un uomo a cui invidio moltissimo il curriculum (è scrittore, giornalista e regista, niente di meno) e il suo libro più celebre, L'amore dura tre anni. Un libro carino, con delle riflessioni molto belle ma che, alla fine, si dimostrava per quello che era realmente: un divertimento. Un divertimento che va preso per quello che è, nonostante un tentativo fallimentare di andare oltre verso la fine, ma che comunque aveva le sue carte da giocare, Ma lo ritenevo un libro anche abbastanza infilmabile, quindi il sapere che lo stesse Beigbeder ne sveva tratto un film mi incuriosì parecchio.
Marc ha una bella vita. E' sposato felicemente ed ha due lavori che lo appagano molto: critico letterario di giorno e cronista mondano di notte. Dopo solo tre anni, però, il suo felicissimo matrimonio naufraga, costringendolo al divorzio. Finirà per innamorarsi di Alice, moglie di suo cugino, conosciuta al funerale di suo nonno. Ma questa storia d'amore sarà osteggiata proprio dal romanzo che lo stesso Marc sta scrivendo sotto pseudonimo...
Stando a una ricerca scientifica, l'amore è dovuto a dei particolari ormoni che si attivano nel conoscere una nuova persona, i quali però durano solo tre anni. Passato quel tempo, tutto finisce, ogni storia raggiunge il proprio traguardo e può dichiararsi felicemente conclusa. Bene, preparatevi a ridere, perché io quando lessi questo libro avevo appena festeggiato il quarto anno di fidanzamento con la mia ragazza, motivo per cui il senso finale del libro l'ho recepito particolarmente. E l'ho recepito anche dal film, anche se in maniera decisamente più goffa. Perché questo L'amour dure trois ans è una commedia frizzante e gradevolissima, ma si evince bene che Beigbeder, a detta di alcuni una sorta di Fabio Volo d'oltralpe, non è un regista. O almeno, che non è nato come tale, ma è una delle classiche persone che si sono improvvisate cineasti solo perché avevano la popolarità per farlo - e se in Francia a farlo è comunque uno che ha delle riflessioni interessanti da tirare fuori, a noi tocca Alessandro Siani, quindi rendetevi conto della cosa. Così anche se il film diverte grazie a dei momenti ben studiati, finisce per risentire di qualche azzoppamento che lo ingolfa in maniera particolare a circa tre quarti della sua (poca) durata, cosa quasi imperdonabile se pensiamo a un film così corto e che aveva da gestire quindi una tempistica decisamente ridotta. Però rimane comunque una pellicola che funziona. Una di quelle che non ti fanno maledire il tempo che hai sprecato nel guardarle, se non altro, che di questi tempi è già un lusso. Beigbeder riprede il suo alter ego e lo smuove in una Parigi decisamente mondana e quasi fuori dal mondo, mettendolo davanti a quelle prove di vita e prendendosi delle vistose libertà da quello che aveva già scritto. Che ironicamente sono quelle che funzionano meno, come la sottotrama della sua vita da scrittore in incognito, anche se è indispensabile per il corretto svolgersi delle vicende. Vicende che hanno tutte come tema principale l'amore, l'amore che move il sole e l'altre stelle, immettendolo in diversi contesti e facendogli assumere nove sfaccettature. Non si va a inserirlo in contesti allucinatori come Interstellar e manco in panoramiche così distruttive come Amour, è una commedia romantica e rimane ancorata a una quotidianità piuttosto rassicurante, con tutti i suoi pro e i suoi contro, formulando però un discorso - anche banale,s e volgiamo - in grado di farsi recepire da ogni tipo di spettatore. Ogni cosa è soggetta a regole, ogni cosa deve essere ancorata a parametri comportamentali e, come ho detto all'inizio di questo paragrafo, anche scientifici. Sono tutte cose però con le quali noi stessi siamo i primi a cedere, perché la prigione di un uomo non è il mondo in cui vive o le persone di cui si circonda (anch'esse schiave a loro volta), ma siamo noi stessi. Ed è imparando a scoprire maggiormente la propria personalità che tutti possono avere un giovamento. Quindi 'fanculo le ex mogli, 'fanculo gli pseudonimi, 'fanculo le insicurezze e 'fanculo persino la chimica coi suoi ormoni. Come suggerisce lo stesso finale, la perfezione nell'amore è impossibile, quindi a che pro limitarsi nel suo esercizio? Mi vengono così in mente le parole di Sant'Agostino: ama, e poi fa quello che vuoi. Fondamentalmente, L'amore dura tre anni è un film che parla di una personale presa di coscienza, senza eccedere nell'elitarismo ,a nemmeno nella morale troppo spiaccia, lasciandosi andare alle sua stessa finta originalità e puntando su una coppia di attori davvero molto affiatata. Inoltre Alice, interpretata da Louise Bourgoin, è bellissima, da vestita così come da nuda, cosa che ti fa capire dove stia la vera bellezza in una donna, e da sola rende il film una visione necessaria. A differenza dell'amore, che quello sì che è in grado di masticarti e sputarti fuori come nulla, questo è anche un film che tutto sommato va preso per quello che è.
Non cambierà di certo la vita a nessuno, ma se non altro farà passare poco meno di un'ora e mezza in allegria, senza stancare o appesantirsi troppo.Voto: ★★★