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“L’amore rubato” – Dacia Maraini

Creato il 06 febbraio 2013 da Temperamente

“L’amore rubato” – Dacia MarainiQualche giorno fa comincio la lettura de L’amore rubato di Dacia Maraini. Mi sovviene subito l’episodio di un deprecabile volantino pubblicato a Lerici da un prete, tale don Piero Corsi, che in buona sostanza giustifica la violenza sulle donne perché da esse stesse provocata. Non me ne vogliate, dunque, se approfitto della raccolta della Maraini per sviluppare più che una recensione, una riflessione sul femminicidio e su ogni forma di violenza sulle donne.

«Sapevo di non aver fatto niente. Eppure il suo cavillare e sospettare mi aveva un poco contagiata: mi chiedevo se non fossi colpevole sul serio, senza neanche saperlo», racconta nel racconto La notte della gelosia Angela, percossa brutalmente dal suo compagno. L’uomo la circuisce al punto da «suscitare in me un sentimento arcaico e profondo di colpa». Ecco il nocciolo della questione: questi uomini violenti, gelosi, esageratamente protettivi nei confronti delle compagne non sono carnefici solo con le armi fisiche che adoperano per sciupare i loro corpi e assoggettarle esercitando su di esse la tirannia della violenza, ma lo sono anche e soprattutto con le parole.
Parole di odio, disprezzo: un “puttana” gridato con ferocia vale uno schiaffo. E il turpiloquio, assieme alla carica di sospetto e gelosia che si trascina dietro, ha il potere di scavare nella coscienza femminile, che, se troppo debole, risveglia un atavico senso di colpa rinfacciato nei secoli alla donna, una sorta di eredità genetica latente trasmessa di madre in figlia.
Parole tenere, che scivolano delicatamente lungo le curve del corpo ammaccato dal pugno appena sferrato, cariche di promesse che non saranno mantenute, alle quali quelle deboli coscienze femminili crederanno.
Parole, infine, adoperate per esercitare su di esse una tale pressione psicologica da indurle a rinunciare a qualsiasi rapporto interpersonale, a farsi terra bruciata attorno così da non poter gridare il proprio disperato bisogno d’aiuto a nessuno.

“L’amore rubato” – Dacia Maraini
Con i suoi racconti, la Maraini rammenda che prima ancora che al dominio fisico dell’uomo, è a quello mentale che la donna deve riuscire a sottrarsi. Fra le protagoniste dei racconti non ce n’è una che possa dirsi davvero vincente sull’oppressione maschile: Giorgia denuncia senza esitare la violenza, ma si trova a scontrarsi con una giustizia connivente che mette in dubbio le sue parole; Angela crede a torto di poter cambiare la drammatica situazione; la vita di Giusi e Rosaria, che pure vedono il loro aguzzino in carcere, è ormai irrimediabilmente compromessa. La piccola Francesca, vittima di una violenza di gruppo, vuole solo morire: sì, perché i suoi stupratori sono stati riconosciuti innocenti dalla legge ed è lei, che indossa sempre le gonne corte e mette in mostra le gambe magre e lunghe, lei, che «ride per qualsiasi sciocchezza» ed è considerata «un poco idiota», ad averli provocati.

Legga, legga attentamente il pretino maschilista di Lerici le storie di queste donne e scopra quali meccanismi di sottomissione si celano dietro le violenze deplorevoli di cui sono vittime; impari che dietro a uno stupro, una bastonata, un’uccisione non c’è altro che la malattia mentale di chi commette tali crimini aberranti e della società che li giustifica. Sappia che con le sue deliranti accuse, le uccide due volte.
Infine, se non gli basta, scopra Zapatos Rojos e faccia un bel giro su questo sito: www.inquantodonna.it, osservi i volti delle donne e quelli dei loro assassini e poi ci dica in quali tratti ha riconosciuto la bestia.

Angela Liuzzi

Dacia Maraini, L’amore rubato, Rizzoli, 2012, 202 pp., 15 euro


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