Qualche giorno fa comincio la lettura de L’amore rubato di Dacia Maraini. Mi sovviene subito l’episodio di un deprecabile volantino pubblicato a Lerici da un prete, tale don Piero Corsi, che in buona sostanza giustifica la violenza sulle donne perché da esse stesse provocata. Non me ne vogliate, dunque, se approfitto della raccolta della Maraini per sviluppare più che una recensione, una riflessione sul femminicidio e su ogni forma di violenza sulle donne.
«Sapevo di non aver fatto niente. Eppure il suo cavillare e sospettare mi aveva un poco contagiata: mi chiedevo se non fossi colpevole sul serio, senza neanche saperlo», racconta nel racconto La notte della gelosia Angela, percossa brutalmente dal suo compagno. L’uomo la circuisce al punto da «suscitare in me un sentimento arcaico e profondo di colpa». Ecco il nocciolo della questione: questi uomini violenti, gelosi, esageratamente protettivi nei confronti delle compagne non sono carnefici solo con le armi fisiche che adoperano per sciupare i loro corpi e assoggettarle esercitando su di esse la tirannia della violenza, ma lo sono anche e soprattutto con le parole.
Parole di odio, disprezzo: un “puttana” gridato con ferocia vale uno schiaffo. E il turpiloquio, assieme alla carica di sospetto e gelosia che si trascina dietro, ha il potere di scavare nella coscienza femminile, che, se troppo debole, risveglia un atavico senso di colpa rinfacciato nei secoli alla donna, una sorta di eredità genetica latente trasmessa di madre in figlia.
Parole tenere, che scivolano delicatamente lungo le curve del corpo ammaccato dal pugno appena sferrato, cariche di promesse che non saranno mantenute, alle quali quelle deboli coscienze femminili crederanno.
Parole, infine, adoperate per esercitare su di esse una tale pressione psicologica da indurle a rinunciare a qualsiasi rapporto interpersonale, a farsi terra bruciata attorno così da non poter gridare il proprio disperato bisogno d’aiuto a nessuno.
Legga, legga attentamente il pretino maschilista di Lerici le storie di queste donne e scopra quali meccanismi di sottomissione si celano dietro le violenze deplorevoli di cui sono vittime; impari che dietro a uno stupro, una bastonata, un’uccisione non c’è altro che la malattia mentale di chi commette tali crimini aberranti e della società che li giustifica. Sappia che con le sue deliranti accuse, le uccide due volte.
Infine, se non gli basta, scopra Zapatos Rojos e faccia un bel giro su questo sito: www.inquantodonna.it, osservi i volti delle donne e quelli dei loro assassini e poi ci dica in quali tratti ha riconosciuto la bestia.
Angela Liuzzi
Dacia Maraini, L’amore rubato, Rizzoli, 2012, 202 pp., 15 euro