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L’anima nera della matriosca stragista

Creato il 03 maggio 2010 da Casarrubea

L’ “Anello” o “Noto Servizio”: una struttura interna dei Servizi di intelligence in funzione anticomunista.


L’anima nera della matriosca stragista

Nuotatori paracadutisti a Taranto, 1944

Opera anche a Trieste, dall’estate del 1945. Struttura di intelligence creata per volontà dell’ex capo del Sim, il generale Mario Roatta, e alla cui storia ha recentemente dedicato un volume la scrittrice Stefania Limiti (“L’Anello della Repubblica”, Chiarelettere, 2009). La sua scoperta avviene quasi per caso negli archivi del Viminale, grazie al lavoro di Aldo Sabino Giannuli. Nel 1996, lo storico barese sta effettuando delle ricerche per conto del giudice milanese Guido Salvini, che ha  riaperto le indagini sulla strage di Piazza Fontana (12 dicembre 1969). Il “Noto Servizio” – o “Anello” – è una struttura occulta che ha svolto un ruolo decisivo nella storia della Repubblica. I suoi obiettivi sono ben definiti: ostacolare le sinistre e condizionare il sistema politico con mezzi illegali, ma senza sovvertirlo. Non è stata una meteora: ha operato dal 1945 fino agli inizi degli anni Ottanta, alle “informali” dipendenze del Presidente del Consiglio. E De Gasperi è a capo del governo italiano – e lo sarà per lunghi anni – dal dicembre 1945.

L’anima nera della matriosca stragista

Alcide De Gasperi

I servizi alleati scoprono l’esistenza dell’“Anello” intercettando una serie di lettere spedite da Trieste ad alcune personalità della Capitale, a firma del generale di Brigata Antonio Rizzo. In particolare, una lettera del 20 ottobre 1945 – inviata ad un certo “Comandante Botto” del ministero della Marina (“Secondo Reparto – Ufficio D”) – riferisce che nel capoluogo giuliano “il ‘Noto Servizio’ è stato ripristinato e riorganizzato e funziona egregiamente, come Lei può constatare dalle prime notizie che il Zorzi invia”.

Le informazioni riguardano le attività politiche e paramilitari dei comunisti jugoslavi e giuliani, gli infoibamenti compiuti dalle truppe di Tito nella regione e un “colpo di mano” che gli agenti dell’Ozna – la polizia segreta di Tito – intenderebbero mettere a segno a Trieste.

Di un certo Antonio Zorzi, un neofascista con base a Milano in via Magenta, scrive il Sis un anno dopo, nel settembre 1946. Viene segnalato alla testa di un “gruppo di centinaia di persone armate” a Bolzano e dintorni, in collegamento con altre formazioni paramilitari attive a Como, Lecco e in Brianza. Lo spionaggio italiano riporta che questi elementi “vogliono un nuovo squadrismo, la rivendicazione dei morti fascisti, la completa abolizione dei comunisti e dei partiti di sinistra, l’abolizione del capitale e la dittatura terroristica.

L’anima nera della matriosca stragista

Anello o Noto Servizio

Il reclutamento degli uomini è scrupolosissimo. Per poter fare parte del movimento, occorre essere presentati da due persone ad esso già appartenenti. Poi il capitano Bernardi, tramite l’Arma dei carabinieri, assume le informazioni”. Secondo il Sis, il capitano Bernardi in persona è alla testa di un gruppo armato che opera a Milano.

Nella lettera del 20 ottobre 1945, inoltre, il generale Rizzo chiede dei finanziamenti per poter continuare le attività di intelligence e di “rappresentare la nostra attività, se apprezzata, all’ammiraglio Garofalo”.

Un mese prima, un rapporto segreto del Comando alleato per l’area di Roma (“Ordini della monarchia per la mobilitazione delle bande di destra”) ha riferito che “una fonte che gode della fiducia di Casa Savoia, e che controllava numerose bande di destra durante l’occupazione tedesca di Roma, è stata convocata il 14 settembre dall’ammiraglio Garofalo, un membro della cerchia del Luogotenente [Umberto di Savoia, ndr]. L’ammiraglio ha chiesto alla nostra fonte di riprendere i contatti con gli ex capibanda dell’area di Roma e di comunicare loro di tenersi pronti alla mobilitazione, e ciò nel caso si renda necessario disporre di una forza di destra da contrapporre ai comunisti. Garofalo ha informato la fonte che il Luogotenente era al corrente della faccenda e che aveva dato la sua benedizione al piano. La fonte, che ricopre una posizione ufficiale in rapporto alla Chiesa cattolica, ha ritenuto opportuno consultarsi con il Vaticano prima di agire. Ottenuto il consenso della Santa Sede, ha deciso di esaudire la richiesta dell’ammiraglio”.

Nell’estate ’45, da Roma, l’ammiraglio Garofalo invia un suo emissario al campo di prigionia di Torrette (Ancona) per convincere le autorità britanniche a liberare il colonnello Buttazzoni, arrestato dagli Alleati a Venezia nel maggio ’45. Il tentativo fallisce ma, alla fine di settembre, Buttazzoni riesce ad evadere assieme ad alcuni suoi ex commilitoni della Decima Mas.

Il resto l’abbiamo ampiamente raccontato nelle nostre ricerche, presenti anche in questo nostro blog, ma soprattutto in ‘Lupara Nera’, ‘Tango Connection’, ‘Storia segreta della Sicilia’, tutti della Bompiani.

G. CASARRUBEA E M. J. CEREGHINO,

DAL SAGGIO ‘LE IENE DEL NEOFASCISMO’ (v. questo blog)

(OTTOBRE 2009)



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