Il post di oggi non è ispirato alla cronaca politica degli ultimi giorni ma a un pensiero di Ferdinando Imposimatopostato ieri su Facebook. In pochissime parole l’ex magistrato richiama quanto accaduto in questo paese nel 1994 e, più precisamente, l’accordo scellerato fra Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi. Le conseguenze di quel patto sono sotto gli occhi di tutti e, purtroppo, anche di un Paese al quale due decenni di governo di centrodestra hanno tolto la storia, la memoria, la dignità. Fra i due c’è sempre stata una simpatia latente sfociata da una parte nel riconoscimento di Mediaset come “grande impresa culturale”, dall’altra il tentativo fallito di far nominare “Baffino” ministro degli esteri europeo... e non solo. C’è poco da stare allegri e infatti, stavolta nessuna ironia. Matteo Renzi non ha tutti i torti a voler rottamare la classe dirigente di un Pd che di quell’accordo è il figlio naturale, peccato che la proposta venga da un personaggio che ha fatto dei luoghi comuni il “luogo della politica” e del Mausoleo di Arcore il suo personale Vittoriale di risulta. Dice Imposimato:“Non ci libereremo mai di Berlusconise non ci liberiamo di Massimo D'Alema. Il governo di centro sinistra si pronunciò per l'eleggibilità di Berlusconi per l'ambizione di D'Alema che mirava ai voti del premier per stravolgere la Costituzione introducendo il Presidenzialismo. Fu Massimo D'Alema che diede a Silvio Berlusconi, nel 1994, l'assicurazione che il suo impero mediatico non sarebbe stato toccato. Ignorava l'allora capo della opposizione che il 69,3% degli italiani decide come votare guardando la TV. La verità la confessò Luciano Violante nel febbraio 2002, quando disse, nello stupore del Paese: “L'on Berlusconi sa per certo che gli è stata data garanzia piena nel 1994 che non sarebbero state toccate le televisioni. Voi ci avete accusato, nonostante non avessimo fatto la legge sul conflitto di interessi e dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni”. E ciò in violazione della legge 30 marzo 1957, ignorando l'appello di Giorgio Bocca, Paolo Sylos Labini e Giuseppe Laterza. Non c'era stata ignoranza ma un consapevole patto scellerato tra D'Alema e il suo amico di Arcore. Un regime nato e cresciuto sui rapporti con la mafia stragista, sui servizi deviati alleati della mafia, sui poteri occulti, sulle ingiustizie sociali, sui potentati economici, sulla umiliazione della scuola pubblica e dell'Università”.
L’Annus Horribilis 1994. Quando Massimo e Silvio strinsero il patto...
Creato il 17 settembre 2012 da Massimoconsorti @massimoconsortiIl post di oggi non è ispirato alla cronaca politica degli ultimi giorni ma a un pensiero di Ferdinando Imposimatopostato ieri su Facebook. In pochissime parole l’ex magistrato richiama quanto accaduto in questo paese nel 1994 e, più precisamente, l’accordo scellerato fra Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi. Le conseguenze di quel patto sono sotto gli occhi di tutti e, purtroppo, anche di un Paese al quale due decenni di governo di centrodestra hanno tolto la storia, la memoria, la dignità. Fra i due c’è sempre stata una simpatia latente sfociata da una parte nel riconoscimento di Mediaset come “grande impresa culturale”, dall’altra il tentativo fallito di far nominare “Baffino” ministro degli esteri europeo... e non solo. C’è poco da stare allegri e infatti, stavolta nessuna ironia. Matteo Renzi non ha tutti i torti a voler rottamare la classe dirigente di un Pd che di quell’accordo è il figlio naturale, peccato che la proposta venga da un personaggio che ha fatto dei luoghi comuni il “luogo della politica” e del Mausoleo di Arcore il suo personale Vittoriale di risulta. Dice Imposimato:“Non ci libereremo mai di Berlusconise non ci liberiamo di Massimo D'Alema. Il governo di centro sinistra si pronunciò per l'eleggibilità di Berlusconi per l'ambizione di D'Alema che mirava ai voti del premier per stravolgere la Costituzione introducendo il Presidenzialismo. Fu Massimo D'Alema che diede a Silvio Berlusconi, nel 1994, l'assicurazione che il suo impero mediatico non sarebbe stato toccato. Ignorava l'allora capo della opposizione che il 69,3% degli italiani decide come votare guardando la TV. La verità la confessò Luciano Violante nel febbraio 2002, quando disse, nello stupore del Paese: “L'on Berlusconi sa per certo che gli è stata data garanzia piena nel 1994 che non sarebbero state toccate le televisioni. Voi ci avete accusato, nonostante non avessimo fatto la legge sul conflitto di interessi e dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni”. E ciò in violazione della legge 30 marzo 1957, ignorando l'appello di Giorgio Bocca, Paolo Sylos Labini e Giuseppe Laterza. Non c'era stata ignoranza ma un consapevole patto scellerato tra D'Alema e il suo amico di Arcore. Un regime nato e cresciuto sui rapporti con la mafia stragista, sui servizi deviati alleati della mafia, sui poteri occulti, sulle ingiustizie sociali, sui potentati economici, sulla umiliazione della scuola pubblica e dell'Università”.
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