Nel museo pubblico più antico del mondo, i Musei Capitolini, fondato nel 1471 da Sisto IV, è in corso la mostra “L’Età dell’Equilibrio” dedicata ad un periodo florido della Roma antica, quello che va dal 98 al 180 d.C., in cui imperatori di Roma furono Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio.
Nella scheda di presentazione dell’iniziativa culturale, presente sul sito del Comune di Roma, si dichiara:
Infine, tra le iniziative legate a “L’Età dell’Equilibrio” è da segnalare l’ideazione e la distribuzione del giornalino “l’Equilibrista”, un prototipo di quotidiano dell’epoca con contaminazioni di oggi.
Non ci interessa discutere sull’allestimento o sull’idea della mostra, ma vogliamo mostravi il “prototipo di quotidiano” per capirne il senso, se c’è.
A sfogliare “il prototipo di quotidiano dell’epoca con contaminazioni di oggi”, infatti, si avverte subito una sensazione di disagio, di sconcerto, quella che coglie solitamente gli individui di fronte alla banalità, alla mancanza di originalità e all’offesa subita gratuitamente.
Sfogliando le pagine, leggiamo, infatti, articoli che attualizzano il passato, privando di significato e complessità sia il periodo storico oggetto della mostra sia il mondo contemporaneo. Troviamo citazioni di Vasco Rossi e di Obama presentate come dichiarazioni di Traiano, pseudo diete a base di pane secco, dichiarazioni di Adriano per la morte di Antinoo, finte pubblicità di prodotti antichi in stile moderno e il chiacchiericcio tipico dei talk show moderni presentato in salsa imperiale. Non potevano poi mancare le previsione del tempo sull’impero romano. In sostanza una serie di giochi linguistici, doppi sensi e freddure di una banalità e inefficacia disarmanti.
La promozione della mostra è affidata quindi ad un giornalino che ne presenta le tematiche in modo volgare. Ma la gravità dell’operazione consiste nel rappresentare per molti l’unica forma di comprensione degli oggetti esposti in mostra. Il catalogo costoso è adatto ad un pubblico di specialisti e ogni altro tipo di “iniziativa” non illustra le opere in modo agevole e accessibile.
Per anni ci hanno insegnato che il passato è una cosa complessa, che non riuscirlo a comunicarlo adeguatamente è un peccato mortale, che bisogna sempre rispettare il visitatore senza disorientarlo. Quando Umberto Broccoli, Soprintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma, si presta ad un’operazione del genere, firmando anche un articolo in prima pagina, cosa vuole comunicare? sottovaluta più il pubblico o sopravvaluta più il suo ruolo di venditore di fumo?
Roma si merita veramente questo degrado? Questo stato di abbandono anche del patrimonio culturale? Questa mancanza di originalità e prospettiva?
Ma tutto ciò è ormai pane quotidiano nella Italia ormai provincia di ogni impero.
Per capire ciò ripropongo parte della recensione della mostra londinese “Shakespeare staging the world” (British Museum, 19 Luglio – 25 Novembre 2012) comparsa qualche mese fa sulle pagine della Domenica de Il Sole 24 ore:
“Perché chi non ne sa nulla ne esce emozionato, e chi ne sa molto, ancora di più. Perché è un’esposizione pensata per il pubblico, perché il catalogo della mostra è il catalogo della mostra e parla di quello che c’è, non è un vuoto pavoneggiarsi dei curatori, della cui erudizione a nessuno importa, perché i pannelli delle spiegazioni si capiscono, perché ti dà il tempo di vederla con il tuo ritmo; se vuoi approfondire puoi farlo, se vai di fetta non ti perdi tutto. La chiarezza, da queste parti, è un valore”.
Meditiamo!