Lecce stenta a identificarsi come centro culturale, turistico e professionale.
Cosa manca alla Capitale del Barocco?
Le saracinesche restano chiuse dalle ore 14 alle ore 16: in questa fascia oraria turisti, professionisti, dipendenti e cittadini vagano impossibilitati a fare compere.
Gli esercizi commerciali del centro cittadino restano chiusi
invece di tentare d’ingrossare le proprie casse.
Avanza come una lunga ombra l’anticommercialità urbana.
La scia dei disservizi la segue.
A finire nella morsa del fantasma economico il cliente
chiamato ad adattarsi ai ritmi del commerciante.
Ma il mondo gira alla rovescia!
Cosa si potrebbe fare per facilitare ruoli ed esigenze in un momento di notevole crisi?
Certamente, non addormentarsi né riposarsi, visto che siamo considerati Porta d’Europa ... o forse siamo in Spagna?
Sono i commercianti che dovrebbero offrire i servizi al cliente. Sono loro che dovrebbero permettere e facilitare l’acquisto anche in pausa-pranzo.
Semplice lamentarsi e poi chiudere gli occhi di fronte a nuove forme di mercato!
Vogliamo permettere alla città di tentare d’allontanarsi
dalle logiche provincialistiche che la dominano?