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L’ARENA di Massimo Giletti (dopo lo scontro con Mario Capanna) – Contrordine, è lungi dall’aver preso “IL VOLO”. Ed ecco spiegato perché ALDO GRASSO ha ragione!

Creato il 15 febbraio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
imagesTZ21ZYASdi Rina Brundu. Erano anni che non attendevo tanto spasmodicamente, la nuova puntata di un talk-show politico-giornalistico del servizio pubblico, in questo caso de L’Arena di Massimo Giletti (Rai1). Beh, avevo fatto i conti senza l’oste e se questo pomeriggio pensavo di assistere a un back-to-business mediatico, e dunque alla vendetta di un rigenerato Mario Capanna dopo una settimana di senile spettacolo festivaliero, mi sbagliavo di grosso.

Domenica scorsa, nell’aftermath dello scontro gilettiano con quell’ex leader sessantottino attualmente impegnato a gestire i suoi vitalizi e a preservarli dalle grinfie di chiunque voglia mettere le mani sugli stessi, pur con tutti i legittimi dubbi, mi ero lanciata in un’agiografia del conduttore Giletti. Di converso, Aldo Grasso, nella sua rubrica “Televisioni” (Corriere.it) a domanda di un lettore “Si è poi saputo chi, tra Mario Capanna e Giletti, era il “ladro” (nda virgolette mie) e chi era il palo?” aveva lapidariamente risposto “No!”. Ancora, in risposta ad un altro commento relativo all’ormai noto lancio del libro di Capanna sul pavimento, si era così espresso “Quello di Giletti era un lancio promozionale”.

Fermo restando che la mia apologia gilettiana era limitata alla specificità della situazione – difficile per chiunque, credo, prendere le difese di Capanna in quel contesto -, non ho difficoltà a dire che a mio avviso Grasso l’ha imbroccata, io no! Per averne certezza basta sintonizzarsi in questo momento esatto su Rai1 dove ritroviamo lo stesso indefesso “eroe” dei diritti degli ultimi, giostrarsi allegramente tra “nani” e “ballerine”, tra pseudo-artisti e pseudo-critici, tra macchiette clownistiche del nostro peggio nazionalpopolare, tra “il volo” di “volatili e “uccelli” mediatici vari, per non dire altro….

No!, io non credo debba essere sempre così facile: la credibilità professionale la si acquista anche scegliendo di cosa occuparsi. E pur tenendo in conto le necessità di un dipendente-RAI e gli obblighi verso l’azienda penso che nessuno avrebbe potuto costringere Giletti ad occuparsi di questa marmellata zuccherosa odierna. Detto altrimenti, ti viene quasi voglia di dire a Capanna di tenersi tutti i suoi soldi, del resto se viviamo nella Repubblica delle Banane (anche culturali) e/o nel Paese di Bengodi perché proprio lui dovrebbe privarsi del maltolto (al contribuente) elargito a piene mani?

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