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"L'Armonia delle Sfere"

Da Risveglioedizioni
Risveglio Edizioni, Libri, Spiritualità, Meditazione, Medicina, Cosmologia, Arte, Filosofia, Ufologia, Federico Bellini, Ambra Guerrucci, Osho, TV Alla base della cosiddetta “Armonia delle Sfere” c’è il principio metafisico secondo il quale le relazioni matematiche esprimono qualità che si manifestano in numeri, forme e suoni, tutto connesso in un enorme modello di proporzioni...
La scuola fondata a Crotone, nella Magna Grecia, da Pitagora, filosofo di Samo, verso il 530 a.C., concepiva la scienza come mezzo per elevare l’anima umana alla divinità e perciò assunse le caratteristiche di una associazione religiosa, con cerimonie di tipo misterico, simili a quelle delle comunità orfiche. L’implicazione di carattere religioso dell’indagine filosofico-matematica della comunità pitagorica era strettamente legata a una visione unitaria del cosmo. Il punto di partenza della dottrina pitagorica, che era quello di risolvere (mediante un principio unico e primordiale) il mistero dell’origine e della costituzione dell’Universo, li portò a intuire che i numeri erano il principio originario delle cose e che solo i numeri potevano fornire gli elementi certi di conoscenza e l’analogia con i fenomeni della natura (il ripetersi delle stagioni, il ripetersi della notte e del giorno). Essi spiegarono l’ordine dell’Universo come un’armonia di corpi che si muovevano secondo uno schema numerico: essi descrivono l’Universo in termini di relazioni matematiche. I numeri hanno sottratto il mondo dal caos e lo hanno reso un cosmos, un "Tutto" armoniosamente ordinato, regolato da una norma costante, perenne e definita. Nel mondo greco il cosmo era paragonato ad una scala musicale, dove i suoni più acuti erano assegnati a Saturno e alle stelle fisse. Il Sole era indispensabile per la realizzazione dell'armonia in quanto, secondo i greci, corrispondeva alla nota centrale che congiunge due tetracordi (accordi composti da quattro note). Secondo Filolao, matematico e astronomo pitagorico, il mondo è armonia e numero e tutto è ordinato secondo proporzioni che corrispondono ai tre intervalli fondamentali della musica: 2:1 (ottava), 3:2 (quinta) e 4:3 (quarta). Secondo la tradizione Pitagora avrebbe per primo udito la sinfonia planetaria, riconoscendo la somiglianza tra i suoni delle sfere celesti e quelli dei colpi di martello sull'incudine. Servendosi di un monocordo avrebbe inoltre determinato i rapporti numerici corrispondenti alle consonanze musicali: 1/2 per l'intervallo di ottava, 2/3 per la quinta e 3/4 per la quarta. Pitagora fu quindi il primo a capire che l'altezza di una nota è proporzionale alla lunghezza della corda che la produce e che gli intervalli fra le frequenze sonore sono semplici rapporti numerici. Egli credeva che il Sole, la Luna e i pianeti producevano, grazie ai loro movimenti di rotazione e rivoluzione, un suono continuo, impercettibile dall'orecchio umano e che tutti insieme creavano appunto un'armonia. Conseguentemente, la qualità della vita sulla Terra sarebbe influenzata da questi suoni celesti. Pitagora e i suoi seguaci credevano quindi che il cosmo potesse essere paragonato ad una scala musicale, dove i suoni più acuti erano assegnati a Saturno e alle stelle fisse. Il Sole era indispensabile per la realizzazione dell'armonia in quanto, secondo i greci, corrispondeva alla nota centrale che congiunge due tetracordi (accordi composti da quattro note). Secondo Filolao, matematico e astronomo pitagorico, il mondo è armonia e numero e tutto è ordinato secondo proporzioni che corrispondono ai tre intervalli fondamentali della musica: 2:1 (ottava), 3:2 (quinta) e 4:3 (quarta).L’ "Armonia delle Sfere" era dunque una musica celeste, una bellissima sinfonia che le nostre orecchie non percepiscono, o non sanno più distinguere perché da sempre sono abituate a sentirla. Il filosofo di Samo diceva che «solo chi possiede un cuore puro può percepire l’Armonia delle Sfere». Le scoperte di Pitagora nel campo dell’armonia musicale e la sua sistemazione scientifica spiegano le ragioni morali e educative della musica: il Maestro era convinto che la musica ricostruisse l’armonia turbata della nostra anima. Alla musica si attribuivano, infatti, virtù terapeutiche della psiche: essa era capace ad esempio di placare le emozioni violente e di curare gli stati di depressione. I pitagorici giunsero ad usarla come mezzo di suggestione magica, tale da influire sulle condizioni psicofisiche dell’individuo. Sembra che lo stesso Pitagora usasse far addormentare i propri adepti suonando uno strumento monocordo, affinché questi potessero ottenere i benefici di un sonno tranquillo che dava pace allo spirito. Di qui nacque uno dei concetti più importanti dell’antichità classica, il concetto di “catarsi”. La musica intesa come medicina, come «purificazione dell’anima» viene ad acquisire una carica etica e pedagogica che sino ai pitagorici non era mai stata teorizzata con tanto rigore. Il legame della musica con la medicina è antichissimo e le credenze nel potere magico-incantatorio, curativo della musica risalgono ai tempi anteriori a Pitagora. Tale concetto si ritrova anche in altre aree culturali, ed è sopravvissuto fino ai nostri tempi presso varie popolazioni. In seguito, Platone descrisse l'astronomia e la musica come studi gemellati per le percezioni sensoriali: astronomia per gli occhi, musica per le orecchie, ma entrambe legate alle proporzioni numeriche. Egli, inoltre, appoggiò l'idea di musica delle sfere nel dialogo La Repubblica, nel quale descriveva un sistema di otto cerchi ed orbite: stelle fisse, Saturno, Giove, Marte, Mercurio, Venere, Sole e Luna, che si distinguono in base alle loro distanze, al colore ed alle velocità di rivoluzione. A fianco della teoria pitagorica si sviluppò la visione magico-ermetica dell'armonia, espressa dalla concezione del monocordo di Robert Fludd, nel quale le sfere dei quattro elementi, dei pianeti e degli angeli sono disposte verticalmente sul monocordo accordato dalla mano divina. Dio, dunque, è architetto e musicista supremo del creato. Un modello analogo era stato delineato da Franchino Gaffurio, il quale aveva collocato i pianeti attorno a un'ideale corda musicale, secondo una scala eseguita dalle nove Muse, accompagnata dalle tre Grazie e diretta da Apollo. Giovanni Keplero, nel XVII secolo scrisse il libro Harmonices Mundi, nel quale vengono descritte le consonanze fra percezioni ottiche, forme geometriche, musica e armonie planetarie. Secondo Keplero, il punto d'incontro fra geometria, cosmologia, astrologia e musica è rappresentato dalla musica delle sfere. Keplero però superò il modello statico delle sfere di concezione copernicana in favore di un modello dinamico, trasformando le orbite circolari in ellissi che i pianeti percorrono a velocità variabili. Inoltre, attribuì ad ogni pianeta non un singolo suono, ma un intervallo, la cui nota più grave corrispondeva alla velocità minima che il pianeta teneva durante la rivoluzione e quella più acuta alla velocità massima. Nel Medioevo e nel Rinascimento numerose furono le rielaborazioni della teoria pitagorica circa le influenze esercitate dall’Armonia delle Sfere e dell’armonia prodotta dalle vibrazioni delle corde, L’”Armonia Mundi”, così definita in epoca rinascimentale. Il raccordo tra la teoria classica greca, quella medioevale e quella rinascimentale è costituito dall’opera De institutione musica nella quale il nobile romano Severino Boezio, filosofo e consigliere del re degli ostrogoti Teodorico, compendiò le principali nozioni della teoria antica sulla base della concezione pitagorica desunta dagli scritti di Tolomeo. Secondo il pensiero di Boezio, esistono tre generi di musica e in ciascuno sono presenti i principi di ordine e di armonia che reggono l’Universo; la musica mundana (dei pianeti, delle sfere celesti), la musica humana (che congiunge armoniosamente fra loro le parti dell’armonia e del corpo) e la musica instrumentalis (quella prodotta dagli strumenti). Il positivista J.Combarieu conclude il suo libro intitolato La Musica e la Magia così scrivendo: «Dalle brume del più remoto passato preistorico balugina questa idea: la musica è, per eccellenza, una potenza di seduzione e di incantesimo. Dopo essere stata al servizio dei bisogni più prestanti e immediati dell’esistenza - la fame, la sete, la pace e la guerra, l’amore e l’odio - questa idea trasmigra al dominio religioso dove ispira e regge la poesia lirica; di lì fa scaturire, in una evoluzione senza fine, tutta l’arte profana, i suoi generi, la sua tecnica, le idee associate ai suoi metodi espressivi, il suo ruolo in ogni circostanza della vita politica. Il diffondersi e l’irraggiare della sua azione è riconducibile fino ai giorni nostri nei quali la parola incantesimo non s’applica ormai più a miracoli effettuati nel Cosmo, oggettivamente, ma a quegli altri miracoli di trasformazione spirituale dei quali è teatro l’animo di chi ascolta la musica». Fonte: www.bibliotecadellamusica.com

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