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L’arte del fare le code: il mestiere del codista

Creato il 12 giugno 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Tra le tante professioni nate negli ultimi anni, ce n’è una che si discosta dalle altre per originalità: è quella del “codista”. Lontana da startup, tecnologia e innovazione, si basa su un’intuizione banale e al contempo geniale.

Milano, mattinata di inizio giugno. L’estate ha improvvisamente deciso che è il momento di farsi vedere da queste parti. Non solo: ha deciso di farlo in grande stile. Trenta gradi brillano sull’asfalto di Milano, per la gioia di qualcuno, per il nervoso di altri.
Un ufficio. Posta, banca, Agenzia delle Entrate, Inps. Un ufficio qualsiasi, insomma. Gente. Troppa. Persone di fretta, una vicina all’altra, strette in una sala d’attesa eccessivamente piccola, ognuna con in mano il proprio numerino, sempre troppo distante da quello che campeggia su un display digitale appeso alla parete. Aria condizionata? Ovviamente no. La finestra è spalancata ma il vento fresco tanto desiderato è del tutto assente.
I minuti passano e qualcuno sembra trattenersi davvero troppo di fronte all’impiegato paziente. Fa caldo e una bottiglia d’acqua fredda sta diventando un miraggio. Ci si siede, dopo due minuti ci si alza nuovamente, l’attesa del proprio turno si fa sempre più sfiancante e le poltroncine di plastica, ormai incandescenti, non sono d’aiuto. Il pensiero di tutti, prima di varcare la porta dell’ufficio, era “si tratta di una commissione veloce, una decina di minuti e sono fuori”. Grave errore. Sono passate due ore e la quantità di persone in attesa del proprio turno è in aumento, così come è in aumento il pericolo di un atto di isteria collettiva.
È da una scena di questo tipo, quotidiana e irritante, che nasce l’intuizione di Giovanni Cafaro, nato e cresciuto a Salerno, laureato in Scienze della comunicazione e con un master ottenuto all’università Bocconi di Milano, dove ora risiede. Le code negli uffici, il tanto temuto confronto con la burocrazia, sono due degli aspetti più odiati delle faccende di routine che chiunque, ad un certo punto della propria vita, si trova a dover sbrigare. E allora perché non inventarsi una professione che tolga questo fardello a chi non ne può più di numerini, sportelli e sale d’aspetto affollate?

IL CODISTA: COME FUNZIONA

Non deve stupire il fatto che proprio in questi anni siano molte le persone che, invece di affidarsi a percorsi lavorativi tradizionali, decidono di inventarsi una professione. La fantasia e l’intraprendenza sono peculiarità che tendono ad aumentare quando una situazione di crisi come quella attuale lo richiede. Sempre più sono le persone che faticano a trovare un impiego pur avendo le necessarie abilità, e di conseguenza a volte creare dal nulla il proprio futuro è l’unica scelta possibile.
Giovanni Cafaro, alle spalle una lunga esperienza come responsabile marketing e comunicazione, un giorno si trova ad essere disoccupato. Invia curriculum su curriculum ma la nuova opportunità sembra non voler arrivare. Capisce di dover creare qualcosa di nuovo ed è proprio durante una coda in un ufficio pubblico che ha la grande intuizione. Stampa un plico di volantini, comincia a distribuirli in giro per Milano e dopo pochi giorni arrivano le prime telefonate. Incredibile ma vero, l’idea del codista piace.
Il meccanismo è semplice: il codista si reca presso un qualsiasi ufficio, attende e svolge le pratiche burocratiche al posto del cliente, chiedendo in cambio una somma oraria (nel caso di Cafaro, dieci euro all’ora per un minimo di due ore). Il cliente non è sempre un privato: sono numerosi gli enti pubblici con i quali Cafaro è in contatto e che, in alcuni casi, richiedono al codista un lavoro di monitoraggio dei servizi di attesa e di code.
A prima vista, difficile non ridere di quest’idea bizzarra. Basta pensarci un po’ su, però, per rendersi conto della sua ingegnosità. Il codista sfrutta una piaga, quella delle lunghe attese negli uffici pubblici e privati e della complessità della burocrazia italiana, ormai conosciuta e sperimentata sulla propria pelle da tutti. Se per qualcuno perdere qualche ora svolgendo commissioni da un lato e dall’altro della città può essere un inconveniente accettabile, per altri può rappresentare un serio impedimento (basti pensare agli anziani o a chi, per motivi di tempo, non riesce a trovare un attimo libero per occuparsi di tali questioni). Ecco quindi che il codista rappresenta la soluzione al problema. Una nuova professione, questa, che non potrebbe essere più lontana dalla sfera tecnologica in cui solitamente si localizzano i nuovi mestieri, e che eppure colpisce nel segno.

IL CODISTA: L’ARRIVO DEL SUCCESSO

Un successo, quello del codista, che supera i confini italiani. Non è solo la stampa del Bel Paese, infatti, ad aver prestato attenzione a questa curiosa professione: l’inglese Guardian e i francesi Le Parisien e Le Figaro hanno dedicato articoli al caso e si sono mostrati interessati all’argomento. “They are arguably the twin plagues of life in Italy in 2014: mass unemployment and long waits for the most basic of bureaucratic tasks” recita il quotidiano inglese, sottolineando come Cafaro abbia risolto entrambi i problemi in un sol colpo.
L’idea ha preso piede al punto che Cafaro ha iniziato a tenere corsi di formazione per codisti in varie città italiane, in modo da allargare la propria sfera di influenza e fare sì che la professione del codista diventi un mestiere riconosciuto e rispettato. Una certezza c’è già: tra le nuove professioni, questa è quella che più di tutte strappa un sorriso.

Sito ufficiale: http://www.giovannicafarocodista.it/

Tags:amministrazione,burocrazia,codista,giovanni cafaro,milano,uffici,uffici pubblici

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