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L’arte del ventesimo secolo

Creato il 31 gennaio 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

le storie diario tialianoMentre l’Italia televisiva è tutta impeganta in confronti elettorali in vista delle prossime elezioni, l’appuntamento di nicchia di Rai 3, Le Storie- Diario italiano ci propone  una dottissima e divertente lezione di storia dell’arte con il professor Flavio Caroli.  Questione di scelte.

La storia dell’arte può essere vissta in se, oppure connessa alla vita dell’autore con le sue avventure e/o disavventure,  infine, può essere collegata allo spirito del tempo in

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cui vede la luce. Quest’ultimo aspetto è il tema principale della trasmissione. Ventesimo secolo, caratterizzato da vari movimenti artistici:  pop art, body art e land art, graffiti, happening, performance e installazioni, fino all’irruzione del video e del digitale. Com’è cambiata in un secolo la storia dell’arte? Chi e che cosa, quali artisti e quali movimenti hanno contribuito a rivoluzionarla, con una progressione, inesorabile e radicale cambiamento del valore artistico? Come ricostruire una storia cosí complessa e affascinante? Quale registro privilegiare? Nell’evidente impossibilità d’una scelta univoca di fronte all’immensa pluralità e contemporaneità di fenomeni, l’autore del nuovo libro “Il volto dell’Occidente” esamina il problema dell’avanguardia attraverso venti capolavori dell’arte.  Venti opere da Van Gogh a Warhol. Tra fine Ottocento e fine Novecento l’impulso innovativo dell’arte ha subito accelerazioni inaudite, dissacrando, rinnegando, stravolgendo il punto di vista sulla realtà e tuttavia, una volta esauritasi la violenza di tale eruzione, ha riscoperto, in una visione rinnovata, le radici di quella tradizione che intendeva estirpare. Non a caso i venti capolavori prescelti, celeberrimi e di valore universale, sono da considerare archetipi, motori originari di “tutto ciò che si è mosso nell’immaginario occidentale”: fra questi, “La notte stellata” di Van Gogh, “La Dame” di Matisse, “Primo acquerello astratto” di Kandinskij, “Guernica” di Picasso, “La città che sale” di Boccioni, “Le Muse inquietanti” di de Chirico, “Murale” di Pollock, “Trenta è meglio di una” di Warhol.

Dunque tra ottocento e novecento una specia di vulcano è esploso in tutte le avanguardie artistiche spingendo il tutto verso la modernità, ecco allora un Carlo Carrà che funge da esempio dello spirito dell’epoca, firmando dapprima il primo manifesto del futurismo, poi divenendo il rappresentante assieme a De Chirico della metafisica artistica e infine arrivando all’ordine e alla prospettiva perfetta della tradizione italiana. Un viaggio caotico per giungere all’arcaismo essenziale italiano, iniziato da Van Gogh nel 1889, data emblematica, in cui dipinge “La notte stellata” . Un cielo sconvolto da astri, soli e lune, l’inizio del suo precipizio finale…In questo stesso periodo  Munch, con  il suo crudo stile pittorico ci consegna  “L’urlo” e Pollok da vita alla tecnica pittorica cosiddetta dripping (sgocciolamento). È il momento della storia umana in cui si alza il vento della follia, la follia del caos che spiega il nostro tempo. ” I primi anni dl secolo e fino al 1914 – chiarisce Caroli – si è prodotto di tutto, nel senso della potenza e dell’avanguardia, da Matisse a Picasso. Dopo la prima guerra mondiale si chiude l’ottocento e tutto sarà diverso. Van Gogh è il portiere di notte dell’ottocento e il portiere di giorno del mondo moderno”.

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In Boccioni, la  visione più dinamica e movimentata si esprime nella “Città che sale”. L’esaltazione visiva della forza e del movimento che sale dal basso attraverso i cavalli. Eppure i futuristi bramavano alla velocità meccanica. Lui per manifestare l’idea del futuro usa i cavalli e li dipinge nell’impeto del disordine. In alto invece la staticità, l’idea del fermo, immobile. Il mito dell’uomo moderno come artefice di un mondo nuovo. E poi Picasso con il suo “Guernica” . Guernica è il nome di una cittadina spagnola che ha un triste primato. È stata la prima città in assoluto ad aver subìto un bombardamento aereo. Ciò avvenne la sera del 26 aprile del 1937 ad opera dell’aviazione militare tedesca. L’operazione fu decisa con freddo cinismo dai comandi militari nazisti semplicemente come esperimento. In quegli anni era in corso la guerra civile in Spagna, con la quale il generale Franco
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cercava di attuare un colpo di stato per sostituirsi al legittimo governo. In questa guerra aveva come alleati gli italiani e i tedeschi. Tuttavia la cittadina di Guernica non era teatro di azioni belliche, così che la furia distruttrice del primo bombardamento aereo della storia si abbatté sulla popolazione civile uccidendo soprattutto donne e bambini. Il quadro è realizzato secondo gli stilemi del cubismo: lo spazio è annullato per consentire la visione simultanea dei vari frammenti che Picasso intende rappresentare. Il colore è del tutto assente per accentuare la carica drammatica di quanto è rappresentato. Il posto centrale è occupato dalla figura di un cavallo. Ha un aspetto allucinato da animale impazzito, è l’immagine del dolore e dello strazio, simboleggia la violenza della furia omicida, la cui irruzione sconvolge gli spazi della vita quotidiana della cittadina basca.

Per arrivare a Hopper  nell’America della malinconia e della solitudine esemplificativa degli aspetti del nostro secolo. Emblema della noia e del senso di vuoto e abbandono della vita moderna negli Stati Uniti. Scorci di vita nei tranquilli appartamenti della middle class, spesso intravisti dietro le finestre da un treno in corsa, immagini di tavole calde, sale di cinema, interno bar, divenute delle vere e proprie icone.  Dipinti che evocano sempre delle storie pur lasciando irrisolte le motivazioni dei personaggi.

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Un tuffo in quello che è un percorso  artistico che ci vede coinvolti, protagonisti e spettatori.  Sono ormai le forme e gli oggetti della vita a occupare la scena dell’arte. L ‘opera d’arte ha cessato d’essere pittura o scultura per trasformarsi in video, fotografia, performance o esibizione del corpo dell’artista;  i criteri di valutazione hanno progressivamente perso la propria valenza oggettiva, elevando il commento critico a elemento costitutivo dell’opera e lasciando all’artista – e solo a lui – la facoltà di deliberare sull’essenza della propria arte e consegnandoci un quadro artistico e culturale assai complesso.


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