In tempo di crisi si aguzza l’ingegno e ci si arrangia nell’inventare o riadattare nuove professionalità, è il tema della rubrica giornaliera curata dalla redazione del Tg2, Costume e società. I vecchi e conosciuti giocolieri hanno trovato lavoro nei negozi di giocattoli. Ragazzi che in tempi di precariato per sbarcare il lunario hanno reinventato una professionalità già conosciuta. Ed è così che maghi, giocolieri e artisti di strada uniscono le proprie peculiarità e conoscenze per fonderle dando vita al “demonstrator“.
Sarà proprio il demonstrator, il punto di riferimento nel negozio per i ragazzi, che farà provare i vari articoli, svelerà i trucchi dei giocattoli e coinvolgerà appassionati e curiosi.
Insomma, insegnerà a tutti a guardare e toccare…
Di lavori pazzi ce ne sono molti, soprattutto la crisi economica spinge ad ingegnarsi e ad inventarsi qualche lavoro per campare. Ma molti di questi lavori sono dei servizi forniti da grandi catene di hotel a cinque stelle. Lo “sperimenatore umano” è colui che per lavoro, soggiorna gratis negli hotel per sperimentare di persona e valutare la qualità del servizio usufruendo di tutti i confort delle strutture esaminate. E c’è anche lo sperimentatore di materassi che viene pagato per dormire…e che dire dei degustatori e sommelier di sakè, probabilmente la clientela orientale è corposa. Poi c’è l’esperto di creme solari che se le spalma sul corpo e si espone al sole, lo stornellatore che inventa versi di poesie su richiesta dei clienti.

A fianco di queste bizzarrie c’è invece una professione che ha la fama di divertente, remunerativa e gratificante, ma che in realtà non è un gioco, è un lavoro, serio, duro e difficile: il doppiatore che dona la propria voce ai divi di Hollywood. E bisogna saperlo fare. Occorre studiare e prepararsi dal punto di vista recitativo, perché doppiare non è solo parlare davanti a un microfono ma è “recitare” nella maniera più completa con in più l’handicap di dover seguire i tempi e le espressioni di un altro attore. Bisogna quindi essere in grado di cambiare a seconda di quello che si vede sullo schermo, di padroneggiare la propria voce e l’emissione del fiato, di sapere tutte le differenze tra una voce portata, timbrata, sussurrata, di testa. Bisogna studiare anche la dizione, in doppiaggio più importante che in cinema, teatro e televisione. I difetti di pronuncia o le inflessioni dialettali si sentono e si notano di più, occorre cercare di essere più puliti possibile, e non è facile.







