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L'arte di correre di Murakami Haruki

Creato il 30 gennaio 2012 da Kaosblu @kaosblu
L'arte di correre di Murakami Haruki
Quando è iniziata la promozione di 1Q84, nell’autunno dello scorso anno, non avevo mai letto un libro di  Murakami Haruki. Da allora, non è trascorso un giorno che su internet non abbia letto qualcosa sullo scrittore giapponese. Su twitter è stato per mesi trending topic, cioè in cima alla lista degli argomenti di attualità. Non potevo esimermi, quindi, dal leggere il suo libro. 1Q84 è sul mio comodino, lo sto gustando.
Ho voluto però, come faccio sempre quando non conosco lo scrittore, informarmi su di lui e le sue opere. Ho scoperto che nel 2009 sempre per Einaudi è stato pubblicato, L’arte di correre. «Come avevo fatto a non leggere mai nulla di Murakami ?», mi sono detto. Ebbene, anch’io corro, o meglio. Ho praticato diversi sport ma la corsa a piedi, sebbene avessi provato diverse volte, non riuscivo a farmela piacere. Troppa fatica! Ma ne ero attratto; c’era da aspettare il momento giusto. Due anni fa ho acquistato una spin bike e la sera ho pedalato per trenta, quaranta minuti, dalla primavera fino alle porte dell’estate. Poi, ho provato a correre. Appena ho compiuto le prime falcate, ho capito che era giunto il momento. La corsa era fluida, le gambe rispondevano bene e, soprattutto quello che era stato il mio più grande problema, il fiato: non mi mancava più. Da allora corro almeno tre volte a settimana per dieci chilometri. 
Leggere le riflessioni contenute in questo libro - in questo momento della mia vita - la determinazione e l’esperienza di quest’uomo; credo sia importante per me. Non scrive solo di corsa e la corsa non è solo uno sport per lui.
Scrivere è un lavoro sedentario, faticoso e pericoloso. E’ una perenne lotta con i lati oscuri del proprio essere, indispensabile quindi, eliminare le tossine che l’atto creativo determina nell’animo dello scrittore. Correre per vincere sì ma non per battere gli avversari ma per raggiungere gli obiettivi prefissati. Correre ogni giorno per un’ora o due senza parlare con nessuno, trascorrere quattro cinque ore seduto a scrivere in silenzio: non lo trovo né stancante né noioso. Quando faccio qualcosa, qualunque essa sia, se non mi ci dedico anima e corpo non concludo nulla, sono fatto così.
Sono alcune delle parole che si trovano in questo libro. Leggere qualcosa e ravvisarne un’appartenenza, è sempre un modo per approfondire la conoscenza di sé.

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