All’inizio era il verbo, poi venne il soggetto e scrivere diventò più facile: si riusciva a dire qualcosa, faccenda che un autore non dovrebbe mai sottovalutare. In seguito – ma passò parecchio – venne Manuzio, il tipografo sotto casa, la Bompiani e la Mondodori. No, non è un refuso, sto solo miscelando gli ingredienti per darvi la ricetta perfetta del bestseller perfetto.
La prima cosa da fare è levare la copertina a un libro: deve essere famoso, preferibilmente straniero, meglio se ci hanno fatto pure il film. Tenete le pagine e usate il bianchetto: bisogna correggere i nomi dei personaggi. No, non tutti, solo i principali. Ora vi serve la prefazione – magari di un nome noto – e il patrocinio di un ente.
Miscelando il tutto, vi troverete davanti a due nuovi (vecchi) libri, come è accaduto a me e ai miei collaboratori.
Mi occupo di satira letteraria per Gumwriters, blog cattivo dove nessuno vorrebbe mai finire, eppure la gente mi spedisce i propri capolavori, chiedendo una recensione. Sì, è vero, c’è qualcuno che i guai va proprio a cercarseli.
Così, grazie al fiuto infallibile della mia più stretta collaboratrice – Maria Silvia Avanzato – ho avuto modo di scoprire l’arte della trasmigrazione dei testi.
Dobbiamo questa nuova scienza ad Alberto Canetto – noto poeta e scrittore ferrarese, noto a Ferrara intendo, voi lo sentite ora per la prima volta ma sono certa non lo dimenticherete – che ha celato nel suo “Sì No” – titolo vagamente referendario – il ben più noto“Profumo” di Patrick Süskind. Possibile?
Eccoci quindi a sfogliare i due testi in parallelo: “Sì No” di Canetto è privo di ISBN ma si fa grande della prefazione di Vittorio Sgarbi e del patrocinio dell’Assessorato alla Cultura di Ferrara. “Profumo” non ha bisogno di presentazioni, è un capolavoro indiscusso. Pagina dopo pagina scopriamo che “Sì No” e “Profumo” sono lo stesso romanzo, ma quello di Canetto è stato stampato quest’anno. Le conclusioni le lascio trarre a voi.
Ancora però deve venire il bello, perché “Sì No” esce con un bel Mondodori in copertina, a farsi beffe di tutti, ma il romanzo che lo precede vanta il marchio Bompiani. Ovviamente Elisabetta Sgarbi se l’è un po’ presa ma, se avesse letto il manoscritto di Canetto, forse avrebbe voluto averlo in catalogo, perché “Realtà vera” – il titolo è già un programma – è davvero un buon libro: sì, “La storia infinita” di Michael Ende.

Ma dai, è impossibile! So che lo state pensando, vi vedo scettici, è per questo che abbiamo confrontato i due libri e siamo certi di quanto andiamo cianciando. Tutte le prove sono sul nostro blog, potete credermi sulla parola o potete usare Google.
Già nell’ottobre del 2010 io e i miei collaboratori disquisivamo, tra frizzi e lazzi, di questo straordinario caso del “falso Bompiani”, sostenendo che ben pochi autori avrebbero il coraggio di ideare un tale scherzo, un gesto di assoluta ribellione nei confronti dei grandi editori.
Bene, bravo, bis! E bis è stato, perché il libro “Realtà vera” non aveva ancora finito di stupirci, l’abbiamo capito sollevando la copertina.
Credo quindi sia il caso di porci alcune domande – e perdonate le “domande da porci” – a proposito di questi due testi di Alberto Canetto: possibile che Sgarbi ne abbia scritto le prefazioni senza averli letti? Sarà mai vero che il Comune di Ferrara soffre di patrocinio facile? E siamo stati proprio noi – noi cialtroni di Gumwriters – gli unici ad averli sfogliati con attenzione?
Come ogni fiaba, anche questa ha una sua morale: la realtà è vera... e batte la fantasia due a zero!
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