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L’arte perduta della gratitudine

Creato il 07 novembre 2013 da Libereditor

Sdraiata a letto, ecco il momento in cui Isabel Dalhousie, filosofa e direttrice della «Rivista di Etica Applicata», rifletteva sulle azioni che compiamo. Aveva il sonno leggero. Charlie, suo figlio di diciotto mesi, si faceva delle dormite profonde e, ne era sicura, felici; Jamie era più o meno una via di mezzo. Eppure Isabel non faticava a addormentarsi. Quando decideva di dormire, non doveva far altro che chiudere gli occhi e finiva per assopirsi senza troppi problemi. Lo stesso capitava se si svegliava nel corso della notte, oppure durante le ore malinconiche che precedono l’alba, quando corpo e spirito arrivano a toccare il punto di minor attività. Le bastava ricordare a se stessa che non era il momento per mettersi a rimuginare e poco dopo riusciva a riaddormentarsi.
Si era domandata quale fosse la causa del suo sonno leggero e ne aveva discusso con un amico, specialista in disturbi del genere. Non gli aveva richiesto un consulto professionale, ma aveva sollevato l’argomento una sera a cena; non di fronte all’intera tavolata, certo, ma nell’intimità di una di quelle conversazioni tête-à-tête che si hanno con le persone che ci siedono a fianco.
«Non mi va di chiederti consigli medici» aveva detto lei.
«Però …»
«Be’, sì. Però. Sai, sono sicura che voi dottori abbiate il terrore che qualcuno all’improvviso vi attacchi un bottone tremendo sui suoi problemi di salute. Ve ne state tranquilli e rilassati a una festa, e un tizio vi fa: ‘Sento certe fitte lancinanti allo stomaco…’»
«E le senti anche tu?»
«No, io no.»
L’uomo aveva sorriso. «E’ un classico anche questo. Qualcuno si avvicina e ti dice: ‘Vede, un mio amico ha un herpes e mi chiedevo di cosa si possa trattare’. A volte capita. I medici sanno bene cosa sia l’imbarazzo…»

L'arte perduta della gratitudineIsabel Dalhousie, filosofa e direttrice della «Rivista di Etica Applicata», sta vivendo un periodo positivo della sua vita, ma spesso, come (anche) lei ci insegna, non è tutto come sembra…
A una festa di compleanno Isabel viene avvicinata da Minty Auchterlonie, un vecchio avversario che ora è un ricco finanziere. Minty, a quanto pare, sta avendo problemi nella sua vita personale e per questo cerca l’aiuto di Isabel. A peggiorare le cose, il tutt’altro che pacifico professor Colomba ha accusato di plagio il giornale di Isabel. E poi c’è anche la questione sempre più pressante che riguarda il futuro della sua relazione con Jamie…

Sono straordinari i piccoli frammenti di Scozia conditi di sottile ironia e humour inseriti con maestria qua e là nel romanzo.
Un libro di McCall Smith è l’equivalente letterario di un tè alle erbe e di un fuoco accogliente soprattutto per la delicatezza e per la grazia della sua scrittura.

Alexander McCall Smith è tra gli autori più prolifici e più popolari al mondo. Per molti anni è stato professore di Diritto medico e ha insegnato all’università  sia nel Regno Unito che all’estero. Poi, dopo la pubblicazione del suo grande successo (la serie Detective Agency N. 1 Ladies), che ha venduto oltre venticinque milioni di copie, ha dedicato il suo tempo alla scrittura producendo varie serie di libri tradotti con successo in quarantasei lingue.

Alexander McCall Smith, L’arte perduta della gratitudine, traduzione di Giovanni Garbellini, collana Narratori della Fenice, Guanda, 2013.


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