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L'Ascesa (1977)

Creato il 03 febbraio 2011 da Julien Davenne
L'Ascesa (1977) Larisa Shepitko, moglie di Elem Klimov, mi è sempre sembrata una gran donna anche prima di guardare per la prima volta una sua opera, navigando su internet si possono trovare le sue foto, ci sono vari ritratti, il suo sguardo ferreo e pacato al tempo stesso mi ha subito affascinato, anche su youtube si possono trovare tracce di lei, ho visionato il documentario breve diretto da Elem Klimov dedicato in sua memoria, senza contare del progetto de L'Addio (film tra l'altro di cui ho parlato anche in questo blog) da lei scritturato e incompiuto per colpa dell'incidente nel primo giorno delle riprese dove lei perse la vita e diretto successivamente dal marito, la sostanza del film già faceva intuire l'intelligenza emotiva e la sensibilità straordinaria di cui era impregnata questa donna. Persino su Mubi mi è capitato di leggere qualche commento in cui viene osannata come una delle registe migliori del panorama cinematografico russo e non. E dopo tanti sforzi e attese impazienti la mia curiosità è riuscita ad essere appagata: sono riuscito a registrare da Rai Movie il suo ultimo film "L'Ascesa", che tra l'altro lo dico subito neanche a farlo apposta uscirà per la prima volta in dvd il 9 Febbraio in Italia di questo mese, prodotto e distribuito dalla General Vision (vedi qui). Lo comprerò. Si,  perchè inutile contenersi o prepare i lettori per affermare che il film è meraviglioso, potente, feroce, delicato, intenso, mistico, tra i migliori mai visti nei miei ventidue anni. Ho difficoltà anche a parlarne di questo lavoro come capita spesso con qualcosa di importante, mi verrebbe di raccontarvi la trama ma non è necessario per comprendere, il film ha un ritmo straordinario i titoli di testa sovrapposti nelle scene d'azione già ci catapultano immediatamente dentro le vite tese di due partigiani russi inseguiti dall'esercito nazisti, ripresi spesso con la mdp a spalla e immersi tra la neve in atmosfere claustrofobiche e agonizzanti. Il resto è dramma e strazio, la cattura dei due partigiani russi, i nazisti che li corrompono e il trascendente che inizia a maturare nel destino di uno dei due partigiani che non accetterà compromessi con la polizia tedesca e che tenterà il martirio raggiungendo lo stato di Grazia: in ogni suo primo piano, ogni sfumatura di ombre e luce sul suo volto, ogni sfumatura della sua recitazione con posa rigorosa e sublimata vi è l'espressione e il compimento di una scissione con la crudeltà del mondo e una stasi di fede inconfutabile  e potentissima. La sequenza dell'impiccagione finale in cui il bambino sgorga lacrime guardando il partigiano morire è catarsi.Per il traditore materialista partigiano invece spetta solo l'incubo terreno della vita senza Grazia, diverrà il Giuda del popolo.Un film sui valori che oggi mancano troppo, su quelle cose che vanno oltre la pelle, che vivono e si tramandano con il sentimento del ricordo della sofferenza degli umili e dei vinti che lottano per l'idea della vera libertà. Musiche di Alfred Shnitke, suggestive e coniugate ai fotogrammi perfettamente, come in quel momento finale dove un rallenty devastante si sposta oltre la porta del recinto per guardare verso il paesaggio innevato, il paradiso perduto.
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