Vi piacerebbe che le vostre conversazioni private, in cui magari vi lamentate di mariti/mogli/compagni/genitori/amici/colleghi etc, fossero rese di pubblico dominio? Conversazioni in cui non c’è alcun reato ma che potrebbero stravolgere i vostri rapporti interpersonali perche si sa, nessuno è onesto sino in fondo e se davvero si dovesse essere sinceri al cento per cento, molti matrimoni finirebbero prima di cominciare, cosi come amicizie e conoscenze.
Questo sta accadendo a Giorgio Napolitano. Sue telefonate, prive di ogni reato sia ben chiaro, sono trattate dai media, messe in prima pagina, senza peraltro avere traccia delle reali conversazioni. Tutte congetture, ipotesi, vere e proprie illazioni che mettono alla ‘sbarra mediatica’ il nostro Presidente della Repubblica.
Con la scusa di chiarire meglio la questione ‘intercettazioni’, il settimanale Panorama, giornale della famiglia Berlusconi, rivela ‘presunte’ (e non provate) intercettazioni in cui il Presidente della Repubblica, durante dei colloqui con Nicola Mancino, esprimerebbe commenti pesanti su alcuni Pm di Palermo, Di Pietro e Berlusconi.
Il Post.
Panorama ”rivela” (in base alla conferma di “diverse fonti”, ma il giornale non riporta alcun estratto dalle intercettazioni) che le telefonate tra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino intercettate risalirebbero al novembre 2011, periodo dell’ultima crisi del governo Berlusconi e conterrebbero alcuni commenti molto pesanti su alcuni protagonisti di quella fase. Tra le persone di cui Napolitano e Mancino avrebbero parlato ci sarebbero Antonio Di Pietro, parte della magistratura di Palermo e Silvio Berlusconi.
La questione di Napolitano e Mancino
Fango, nientaltro che fango. Sul Capo dello Stato. Per destabilizzare l’unica istituzione ancora credibile. Una manovra vergognosa che ‘inventa’ colloqui su cui non ci sono prove ne traccia. E soprattuto viola la privacy di una persona. Non è nostro diritto sapere le impressioni di Napolitano su questo o quel politico. È un essere umano, avrà le sue simpatie ed antipatie. Sono e dovrebbero rimanere affari privati. Ed invece non è così.
Il Quirinale ha comunque risposto alle ‘insinuazioni’ con fermezza e precisione:
La “campagna di insinuazioni e sospetti” nei confronti del Presidente della Repubblica ha raggiunto un nuovo apice con il clamoroso tentativo di alcuni periodici e quotidiani di spacciare come veritiere alcune presunte ricostruzioni delle conversazioni intercettate tra il Capo dello Stato e il senatore Mancino. Alle tante manipolazioni si aggiungono, così, autentici falsi.
Il Presidente, che non ha nulla da nascondere ma valori di libertà e regole di garanzia da far valere, ha chiesto alla Corte costituzionale di pronunciarsi in termini di principio sul tema di possibili intercettazioni dirette o indirette di suoi colloqui telefonici, e ne attende serenamente la pronuncia.
Quel che sta avvenendo, del resto, conferma l’assoluta obbiettività e correttezza della scelta compiuta dal Presidente della Repubblica di ricorrere alla Corte costituzionale a tutela non della sua persona ma delle prerogative proprie dell’istituzione.Risibile perciò è la pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter “ricattare” il Capo dello Stato. Resta ferma la determinazione del Presidente Napolitano di tener fede ai suoi doveri costituzionali. A chiunque abbia a cuore la difesa del corretto svolgimento della vita democratica spetta respingere ogni torbida manovra destabilizzante.
Finiamola di fare i moralisti ed iniziamo a pretendere per gli altri ciò che vorremmo per noi. Riservatezza.
Cosi come dovrebbero finirla, politici, giornalisti ed opinionisti, di mettere sotto ‘processo’ il nostro Capo dello Stato per il semplice fatto di essere ricorso alla Consulta in merito alle intercettazioni su Nicola Mancino. Ha usato il suo potere per chiarire un ‘bug’ delle nostre leggi. È vietato o meno intercettare, direttamente o indirettamente, il Presidente? La Corte Costituzionale, investita della questione da Napolitano, risponderà. Punto.