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L'aureata

Da Miwako
Ore 4.50.Le dita grinzose, a forza di stare nell'acqua.La cucina è uno specchio (di stagnola, s'intende; è evidente che non ho il gene della colf filippina).I fiori sul tavolo, insieme a 8 quintali di muffin vari ed eventuali ed una micro-torta di mele e cannella.La lavatrice ragliante.
Io qui, con una lettera fra le mani e un anello al dito che prima non c'era.Erano sotto il cuscino, da tre giorni, ed io non me n'ero accorta. Provengono da C., è la prima volta che vedo la sua calligrafia, nonostante la conosca da diversi anni. Vuoti del 2.0.
Sono passati 5 giorni, 6 ormai.Difficile lasciar uscire le sensazioni, si aggirano magmatiche, fluide e ancora arteriose dentro di me; è presto per riuscire a fotografarle.Sono stati giorni intensi, accecanti da un certo punto di vista.Tante le persone, i sorrisi, le grida di gioia, le risate; tanto l'affetto che ho sentito.Non me l'aspettavo; tutta quella partecipazione, presenza, sostegno. Non perché non sapessi di avere intorno persone che mi amano, che si preoccupano per me, che gioiscono con me; semplicemente è stato sorprendente sentire quell'onda calda e sinergica di affetto, contentezza, supporto, fierezza, tutta insieme, da tante persone diverse.
Una sorta di baccanale, innaffiato da ingenti quantità di caffeina, vino, buon cibo, abbracci, festeggiamenti degni della delegazione veneta, con tanto di papiro e costume da mini pony fluorescente.I toscanacci, poco avvezzi a certe pratiche strabuzzavano gli occhi alla vista della mia sgargiante tenuta da Malgioglio, mentre leggevo l'interminabile pergamena, costretta a bere ad ogni errore da un catetere a forma di Babbo Natale ubriacone. Avrei pagato per potermi osservare dall'esterno, in giro per Firenze a braccetto con la nonna, lei in tailleur ed io con tutina fucsia, coda, parrucca e corno frontale!Ma l'acme della promenade, la cosa che mi ha dato una gioia impagabile, superiore persino alla laurea stessa (esagero eh!), è stato vedermi sfilare davanti una scolaresca di nanetti di 7 anni o giù di lì; in fila per due, si tenevano la mano e mi fissavano increduli, qualcuno di loro rideva eccitato, qualcun altro se ne stava a bocca spalancata, molti di loro salutavano stupefatti; di una tenerezza infinita.
I giorni successivi non sono stati meno intensi, tra notti bianche, danzanti o semplicemente passate a chiacchierare e ricordare; così, nel trambusto celebrativo più assoluto, i giorni si sono susseguiti, senza che io fossi capace di rendermi conto di niente.Un week end a Roma (finalmente ^_^), un altro a Bruxelles, un voucher Ryanair, una collana che indosserò tutte le volte che potrò, l'anello di C., un letto a baldacchino (sogno di bambina che si realizza), soldi liquidi per usarli come meglio credo, ma soprattutto parole, lettere, biglietti, telefonate, sguardi in cui c'era dentro un mondo, sorrisi a pieno viso, lacrime distillate direttamente dal cuore.
Il primo Maggio, dopo aver accompagnato alla stazione l'ultimo elemento della delegazione Veneto, ho preso un caffè al bar di fronte al primo binario; uscita in strada ho acceso una sigaretta, coi denti ancora tostati come i chicchi, ho aperto l'ombrello ed ho iniziato a camminare.Sotto una pioggia continua ma serena, al bivio tra la solita strada che porta verso casa, e quell'altra, che è sempre stata lì ma non ho mai imboccato, ho preso la seconda.Sola, dove non ero mai stata prima, gli occhi curiosi, i piedi pure.Sola, con la pioggia, i pensieri e una laurea in tasca, vergata da tutte le persone che, in qualche modo, sono state con me fino a qui.Sola e pronta ad andare.
E poi dicono che "il pezzo di carta" ha perso di valore.

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