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L’australiano

Creato il 11 gennaio 2012 da Einzige
L’australianonell’ospedale psichiatrico di Lampton, l’internato Charles Crossley racconta al visitatore Robert Graves (dal cui racconto il film è tratto) la storia dell’incontro con un altro paziente, il musicista Anthony, e- per esteso- la storia dell’Urlo che uccide.
I. Crossley: dove finisce la normalità

il contesto in cui il vero protagonista di quest’opera ci viene presentato ci dice già molto: l’ospedale lo denota agli occhi dello spettatore come un a-normale, un deviato mentale rispetto ai canoni standardizzati della società civile. deviato perché portatore di una conoscenza diversa, di un modo di pensare lontano anni luce dal razionalismo reificante dell’uomo occidentale (il medico tanto quanto il musicista Anthony): l’universo di Crossley si sostanzia principalmente nell’Invisibile, in ciò che materialmente non si può vedere o toccare, ma solo percepire- “sentire”- come l’inconsistenza fisica del Suono (l’Urlo, per l’appunto), impossibile da toccare ma capace in ogni caso di spaccare i timpani e uccidere le persone. la questione della normalità del paziente Crossley, in fin dei conti, è la storia del tormentato rapporto della mente scientifica con tutto quanto sfugge al suo controllo, che lo si chiami ‘magia’, ‘follia’ e ‘superstizione’. 
II. riflessione meta-filmica
Crossley è, innanzitutto, uno dei personaggi più magnetici e suggestivi mai apparsi sullo schermo. la fonte di questo suo fascino- diegeticamente- si fa risiedere nella permanenza per diciotto anni presso le popolazioni aborigene del deserto australiano, dai quali ha appreso l’arte della caccia- intesa in senso lato: in fondo, le tecniche sottili con cui prima avvicina e poi avvinghia la moglie di Anthony, Rachel, senza ricorrere in alcun modo alla prepotenza bensì usando quel magnetismo di cui sopra, si possono tranquillamente paragonare al rapporto preda-predatore. ma la sensazione che permane, dopo la visione, fa sembrare che le pratiche mostrate o discusse da Crossley (l’Urlo, ovviamente, ma anche l’uso importantissimo dell’osso) siano in realtà rivolte nei confronti dello spettatore: fin dove si può spingere la pratica scopofila? fin dove si può comprendere razionalmente?
III. panteismo
nel marasma di riflessioni e spunti che un’opera enorme qual è questa offre, ne rimane ancora una valevole di attenzione. il suggerimento- apparentemente insignificante- dell’anima del protagonista (rappresentata da una roccia) che simboleggia l’unità di pensiero, forza ed emozioni nonché l’equilibrio magico su cui si fonda il suo potere. la prima apparizione di Crossley sullo schermo avviene proprio mentre si domanda (e domanda ad Anthony) se crede nell’anima e nella sua incarnazione negli elementi naturali: piante, alberi, rocce appunto. poi prosegue sempre sollevando domande circa la funzione della religione, sul ruolo che questa ha nel trovare un senso (e un posto) all’uomo e, quindi, alla sua anima. ma la parte culminante di questa riflessione è, probabilmente, nel finale, quando un Anthony al limite di una crisi di nervi spacca in quatto pezzi la roccia: l’anima di Crossley è ormai divisa, ha perso la sua forza, il suo equilibrio, ma- probabilmente- non il suo “potere”.

L’australiano
titolo originale: The Shout

un film di Jerzy Skolimowski1978

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