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L’avanguardia russa contro l’anima dell’Occidente

Creato il 10 febbraio 2014 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 10 febbraio 2014 in Russia, Russie, Slider, Storia with 1 Comment
di Florea Virban

Avanguardia Russa

Я совсем не европеец. Эврика” [Io non sono per niente europea. Evrika]

Così diceva Natal’ya Goncharova nel 1911, celebrando la sua non-europeità e, implicitamente la sua russità. Il suo atteggiamento verso l’Occidente è ben noto. Il 12 febbraio del 1912, parlando del cubismo, nel dibattito organizzato al Museo Politecnico (esattamente 102 anni fa), prendeva posizione contro le influenze occidentali che, a suo avviso, danneggiavano lo spirito russo e in particolare la sua forza creativa. Sulla stessa linea, in Noi e l’Occidente (1913) denunciava l’appiattimento, il livellamento verso il basso come conseguenza diretta dell’influenza occidentale.

Goncharova non era l’unica a pensarla cosi. Nel marzo 1913, inaugurando a Mosca una loro esposizione, il gruppo Mishen’ (Bersaglio), organizzò un dibattito il cui titolo era un programma: “L’Oriente, l’identità nazionale e l’Occidente”. Presiedeva Mikhail Larionov (marito di Goncharova). Parlando del Futurismo, Il’ya Zdanevich sembrava avere preso in prestito le parole di Marinetti: “Glorifichiamo la lotta come l’unica giustificazione dell’arte e della vita. […] la guerra, igiene del mondo”. Gli altri interventi furono più moderati, ma la serata terminò ‘à l’italienne’: in scandalo. Ma, a dispetto di queste apparenti somiglianze, quella che si respirava era invece una forte avversione verso l’Occidente. Risaltava lo spirito orientale, l’asiatico dagli occhi a mandorla celebrato in un noto poema di Aleksandr Blok.

La legittimazione di una identità russa altra da quella occidentale accomuna varie correnti dell’avanguardia, a cominciare dai futuristi (i cubo-futuristi), che preferivano essere chiamati “Futuriani”. Tra le avanguardie russe, sono pochi coloro che rivendicano una continuità con correnti occidentali. Tra questi gli espressionisti; ma l’espressionismo non diventa in Russia qualcosa di rilevante. Ci sono poi tante altre correnti dell’avanguardia, che sono russe, anzi, russissime, o almeno cosi sembrano: il biocosmismo, ad esempio. Altre, come LEF e costruttivismo, nascono in Russia, ma alla fine arrivano anche in Occidente.

Andando oltre le apparenze e anche oltre le dichiarazioni programmatiche, si scoprono tante differenze, ma anche tanti legami. Si tratta, quindi, di una realtà più complessa che non può essere liquidata con delle semplici etichette. Che cosa arriva dall’Occidente? Come lo utilizzano i russi? E cosa ritorna dalla Russia? Ecco alcune domande da porsi per iniziare a comprendere lo spirito dell’avanguardia russa.

L’avanguardia non è solo un movimento artistico, ma molto di più; è l’anima del Novecento. Riflettere oggi sull’avanguardia aiuta a riflettere sull’anima del tempo a venire. Il ponte tra Occidente e Oriente sembra oggi, per certi versi, ancora più fragile di quanto fosse in quel lontano inizio del secolo, per non parlare dell’Ottocento, la cui seconda metà, fu l’epoca dello scontro fra slavofili e occidentalisti.

Questi temi sono al centro dell’incontro-dibattito L’avanguardia russa tra Occidente e Oriente, organizzato a Trento dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale (mercoledì 12 febbraio, ore 17,30, Sala degli affreschi della Biblioteca comunale, Via Roma 55). Interviene Floarea Virban, autrice tra l’altro della monografia “The Guardians of Beauty“, Silvy, 2011. Il ciclo Gli spiriti della rivoluzione. La Russia e l’Europa proseguirà mercoledì 19 febbraio con l’intervento di Maurizio Scudiero (Futurismo italiano e futurismo russo).

Foto: Natalia Goncharova/wikimedia

Tags: arte, avanguardia, csseo, eventi, Florea Virban, occidentalismo, orientalismo, Russia, storia Categories: Russia, Russie, Slider, Storia


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