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Ogni tanto mi capita di vedere un film ma con la testa e con gli occhi vedere altro da quello che viene rappresentato. Questa è una di quelle volte, film di una bellezza sconvolgente e insieme a "Morte a Venezia" a pari merito nel mio Vertice Massimo di preferenza.
Una trama che, se fosse per quella, avrei anche fatto a meno di vederlo. Ritratta la borghesia più ricca, annoiata e inutile si possa immaginare. In una vacanza alle Eolie una donna, su un isolotto dove s'erano fermati con la barca, sparisce. Da questo momento partiranno le ricerche di tutti, infruttuose, prima sull'isolotto poi in Sicilia, durante le quali il fidanzato e la migliore amica della donna s'innamoreranno. Il solo timore dei 2 è il ritorno di lei, la sola minaccia alla loro felicità. In verità non è solo questo il film, ma in intima essenza sì.
Quello che però è terribilmente bello di questo film, quasi un giallo seppure irrisolto tanto da sembrare un film incompiuto, è l'utilizzo della macchina da presa che insieme al bianco e nero "stile impero" della fotografia rende ogni scena, ogni singolo fotogramma, un quadro. Quando mi riferisco a l'utilizzo del mezzo principe della produzione filmica intendo dire che ogni singolo posizionamento dello stesso, ogni inquadratura ha una totale sintonia con le sensazioni e i sentimenti dei personaggi ritratti.
Mi spiegherò meglio commentando i Quadri che ho scelto con cura per esporre quanto ho in mente, non so dirvi se possono essere rappresentativi del film in senso assoluto. Lo dico però per chiarezza: le interpretazioni sono personalissime e da non attribuire al regista, sono ciò che Io ho visto nel film.
Sandro (Gabriele Ferzetti) guarda senza guardarla Anna (Lea Massari). Lei sparirà, non si sa né perché né come. Ha solo detto che con lui non può stare, ha bisogno di allontanarsi e quello sguardo è già lontano. Lui minimizza ma è una facciata, pensa al dopo, ha capito che per qualche ragione quella relazione non proseguirà. A volte un amore troppo perfetto può essere un amore da cui fuggire. Una coppia a cui apparentemente non manca nulla, ricchi, belli, anche colti, cos'ha da chiedere ancora? Non è semplicemente un dire "i soldi non sono tutto". Forse c'è un bisogno d'imprevedibilità, di un gesto che metta disordine e da un binario unico la sola alternativa è deragliare. Alla fine del film ti chiedi il titolo cosa significa.
Claudia (Monica Vitti) ha perso la sua migliore amica senza un preavviso. L'incidente non è plausibile, probabile una fuga, spiegabile solo in parte da quello che ha detto a Sandro, e poi dov'è finita? Non ha importanza, in realtà. L'assenza si percepisce dopo poco come definitiva e Sandro già vede in lei il futuro, è presente lì dietro e lei può solo evitarne lo sguardo per non farsi rapire. E' un gioco a scacchi sull'isolotto tra i 2, un contrastare gravitazioni. Camera che indugia su di uno, allarga, ritrae poi l'altro, un continuo ampliare e ridurre la prospettiva, non so nemmeno se voluto da Antonioni che magari voleva semplicemente ritrarre tutto senza perdere caratteristiche di ambiente e personaggi, quasi un documentarista.
L'urlo di Munch! Assurdo eh, ma qua ho stoppato la visione e mi sono goduto l'effetto che mi ha prodotto questo quadro. E' una ripresa in quattro quarti. Tolta la cornice al centro ci sono Claudia e il tramonto, in fondo potrebbe essere un semplice quadro. Però, a differenza di molte foto simili, il caso ha voluto che una nuvola evitasse l'accecante riverbero dell'acqua e così quel sole pare illuminare, oltre al cielo, quello che c'è dietro, mentre verso la protagonista avanza solo tenebra. Una rappresentazione pittorica dei sentimenti contrastanti della protagonista, poi ne parlo ancora.
Qua torniamo ai tre terzi classici della fotografia, con un simbolismo accentuato. Lei ha allontanato temporaneamente Sandro e sembra nascondersi in un ambiente più intimo. Difficile sostenere, come il sole di prima, una visione più ampia. Ormai è chiaro che l'amore per lui non è controllabile e, come per il tramonto, vive una contraddizione insanabile: non vuole che Anna ricompaia. O meglio: vuole e non vuole.
Primo piano sulle certezze, a sinistra, mobili e accessori immobili, anche stantii. Una porta con uno stacco di luce secco, terrazzo ampio e orizzonte ancora di più. La macchina pare essere Anna, che contempla quanto la sua avventura possa generare avventure ad altri. Non esiste modo di rendere assente una vita per semplice sparizione se non si ha coscienza di dove si trovi il corpo. Sono cose che comprendono benissimo solo i parenti delle vittime di disastri, che non si danno pace fino a quando non ritrovano i loro cari e se ciò non avviene le loro scomparse causano un trauma ben peggiore della morte: corpo e anima si percepiscono come indissolubili, l'assenza del corpo è incertezza profonda che impedisce reazione e i sopravvissuti hanno emozioni che girano a vuoto prive di appigli.
Un luogo costruito e disabitato (reale, è Schisina). Questo quadro è per ricordo essenzialmente, ma non del tutto. Pur in totale assenza di società e di mondo vissuto, un'occasione per i 2 amanti ad abbandonarsi alla passione. Tra di loro non ci sarà quasi nulla. Sono clandestini senza volerlo essere.
Fanno l'amore senza consumarlo, una voluttà estrema. Inquadrature ravvicinatissime dove la protagonista è lei, quasi sempre presa per intero nel viso, lui per contro di taglio. E' la loro situazione reale, con lei erosa da sensi di colpa mentre lui è deciso ma anche distaccato, in questo senso animalesco: "morta" una compagna ne cerco un'altra, che problema c'è?
Questo è un Quadro, e basta, meraviglioso! Se ho ben capito è la città di Noto.
- E' ora di decidersi - pare dire Sandro - che aspettiamo a sposarci? - Dopo le ultime incertezze avranno finalmente anche un'apparizione pubblica come coppia, ormai suggellata. Anna è definitivamente scomparsa dalle loro vite, la si cerca senza convinzione e svogliatamente, e tutto questo senza alcun fatto scatenante, alcuna novità, pura decisione morale. Anche tanta inerzia, far scorrere gli eventi, inserirsi in una corrente di mondanità, unita ad esigenze professionali di lui, che trascina. Solo che in Sandro non c'è passione, non ce n'è nel lavoro che fa, che dovrebbe essere creativo, permettere audacie e lei ne soffre, gli causa dubbi, e ha ragione. L'acquisizione di nuove certezze è anche la fine della loro avventura.
Qua vi risparmio spoiler, Questo finale, che lascia comunque incompiuta la storia, è toccante e misterioso, dico solo questo.
Venne fischiato dopo la proiezione a Cannes, poi vinse il gran premio della giuria. Non è un film che si può affrontare con leggerezza, l'ho capito immediatamente dalle prime scene, ma nemmeno deve spaventare. Ci vuole una serata calma, un ambiente silenzioso e tranquillo, e immergersi anima e corpo nella visione.
E un'esperienza indimenticabile la visione, anzi un'Avventura.
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