Lo so questo blog è fermo da mesi. E’ in ristrutturazione, come anche la mia casa e un po’ la mia vita. Questa è la ragione per cui è fermo, perché con tutte queste ristrutturazioni capirete mi manca il tempo anche per respirare, ma soprattutto perché era un po’ che non mi ci riconoscevo più, che c’era qualcosa che non mi bastava e non riuscivo a metterci mano senza pensare a una ristrutturazione totale. Dunque ho preferito fermarmi. Non scrivere più, in attesa del tempo per ricominciare.
Però stasera faccio un’eccezione. E non è l’unica eccezione.
L’altra eccezione è che questa sera per la prima volta abbiamo acceso la televisione prima delle nove e mezzo, ovvero prima dell’orario di ritirata del bambolotto, la prima volta che guarda la tv nel suo anno e mezzo lordo di vita ( se si esclude il giorno in cui è nato giovedì 26 marzo 2009 quando ci siamo guardati Anno Zero in clinica tutti e tre insieme, ma non lo conto perché dormiva ancora il sonno tranquillo dell’amniosi).
Questa sera ci sembrava troppo importante. E dunque. Anche per lui è iniziata un’era nuova.
Come per noi del resto. Vedere Saviano entrare con il fiato cortissimo che non scendeva e non saliva, che faceva fatica a parlare mi ha emozionato come se fossì li con lui. Dentro di me pensavo, dai Roberto, fai un sospiro, usa il diaframma e butta giù.
C’erano tutti quelli per cui vale la pena, tutti quelli che in un modo o nell’altro possono ridarci la speranza.
Mic è andato a letto quasi subito e non ha potuto godersi tutto il programma, non ha potuto vedere Fazio, uomo di televisione esperto e navigato, dire “bravo Roberto” a un Saviano emozionato e sudato. Non ha potuto vedere Niki Vendola, (che quando l’ho incontrato qualche mese fa in un bar sottocasa ha fatto una carezza a Michelangelo e gli ha detto “porti un nome meraviglioso bello come te”), né sentire Saviano che insieme a lui ha letto quali sono le cose che a Caserta fanno capire che un uomo è omosessuale, e io ho pensato che non avevo mai fatto caso che il casertano mio marito va in bicicletta, ama il bio (di più, è vegetariano), usa il phone, la crema solare, il trolley e si lava aimè molto di più di due volte a settimana. Accidenti. E non ha sentito Fazio e Abbado dire che la cultura è vita, ed è fondamenta di una casa, che se non c’è, la casa crolla e non solo idealmente, né Benigni dire una cosa che anche io gli dico sempre, di fidarsi delle persone felici.
E’ la trasmissione più politica che ci sia mai stata in Italia da anni a questa parte. L’hanno fatta un comico, un direttore d’orchestra un politico gay, un’attrice.E lo hanno fatto attraverso la televisione , il mezzo meno culturale dei nostri tempi, quella televisione dalla quale noi (io per prima) difendiamo i nostri bambini. Oggi la nostra casa era aperta, come si faceva anni fa con il carosello quando quella televisione non faceva paura come ora.
Perché finalmente questa sera, è successo qualcosa per cui vale la pena sperare che la vita in questo paese cambi. Sapere che io e Michelangelo e Giancarlo e tutte le persone che amo e quasi tutte le persone che conosco e con cui lavoro, questa sera alle nove hanno acceso la televisione su Rai Tre, mi ha ridato, per la prima volta da quando siamo tornati da Parigi, la sensazione che qualcosa può cambiare, che tornare non è stato un errore. Che qualcosa allora può ancora succedere. Non siamo morti. Ecco allora anch’io resto qui.
Resto qui per scoprire chi è stato.