2012, Ursula Meier.In occasione del piacevolissimo "Home" scrissi che Ursula Meier prometteva grandi cose. Di quella opera prima perde il bravo Olivier Gourmet, attore fondamentale dei fratelli Dardenne, ma da questi ultimi ne ricava, reinterpretandolo, lo stile realistico-estremo in modo egregio. Si riconferma un enfant prodige, Kacey Mottet Klein nei panni di Simon, interpretazione drammatica molto difficile.Ambientato nelle vicinanze di una (da me non identificata) località sciistica della Svizzera, è la storia di due fratelli orfani: il dodicenne Simon, che è anche il protagonista principale, e Louise (Léa Seydoux). Più grande, la ragazza ha amori altalenanti ed è incostante al lavoro, al punto da costringere Simon a procurarsi in qualche modo il denaro per far fronte ai loro bisogni primari. Questo "modo" è rubare sci, abbigliamento ed accessori ai ricchi sciatori che frequantano il posto. Munito di regolare sky-pass, la mattina sale alle piste e al ritorno trascina un bob di plastica che funge da carretto, carico di un bottino che rivende ai coetanei come agli adulti. Non si concede nulla: i soldi vanno in mano alla sorella-cicala o nelle spese necessarie. Ruba anche panini e bibite, così risparmia la spesa per il pasto. Per quanto abile, non tutto potrà andare sempre liscio...Chi l'avrebbe mai detto che anche in Svizzera esistono i quartieri popolari. Anche loro hanno qualche situazione sociale non felicissima e hanno bisogno di quei non-luoghi che sono un po' come i tappeti per nascondere la polvere. E' normale, non è questa un'accusa né lo è il film. In uno di questi quartieri, denominato "Torri", vivono i due fratelli (che hanno un legame non proprio da fratelli) e il resto del vicinato non se la passa molto meglio. Louise e Simon sono un prodotto, o cliente, tipico di quei luoghi. La ragazza cerca la fuga, il ragazzo un'infanzia perduta, un bisogno d'affetto e d'amore incontenibile per il quale è disposto a pagare qualsiasi prezzo. Non c'è nulla di straordinario in termini assoluti, è proprio l'ambientazione ad essere atipica.La modalità espositiva/narrativa a là Dardenne è evidente dai primi fotogrammi, con la macchina da presa lungamente ad altezza bambino. E' il mondo come si vede da Simon. Non c'è comunque alcuna ossessiva ripresa a spalla sulle spalle dei protagonisti, nessun piano sequenza lungo, e si intervallano primi piani e campi aperti con un montaggio mai frenetico. Risulta il tutto, dal punto di vista visivo, leggero e non impegnativo da vedere, mentre la vicenda è in crescendo graduale e verso la metà del film porterà una novità importante, di quelle che ti fanno rivalutare quanto hai visto e quanto rimane da vedere.Ha vinto l'Orso d'Argento a Berlino 2012. Anch'io come molti speravo che Ursula Meier riproponesse, come nel citato "Home", un film ironico e tagliente. Evidentemente la regista intende spaziare su generi e forme senza stilemizzarsi, trovo sia una cosa molto bella e coraggiosa e sono pronto a scommettere che anche il prossimo film sarà meritevole.Uscito in poche sale con un distributore indipendente.Decisamente consigliato.Robydick