Arrestato con l’accusa di truffa aggravata e frode fiscale. Massimiliano Scarabeo (Pd), assessore regionale alle Attività produttive del Molise, è finito ai domiciliari questa mattina nell’ambito di un’operazione della Guardia di Finanza nelle province di Campobasso e Isernia. Scarabeo è finito agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura di Isernia. Con lui ai domiciliari anche il fratello Gabriele. All’operazione partecipano una ventina di finanzieri che stanno eseguendo perquisizioni in abitazioni private, aziende e uffici pubblici, comprese le sedi della Regione a Campobasso.Dopo la mancata elezione del senatore Casson a sindaco di Venezia, il critico televisivo Aldo Grasso scriveva del problema di un ex giudice, candidato, che fa politica:
A difenderlo è l’avvocato Danilo Leva, deputato Pd nonché componente della Commissione Giustizia alla Camera. “Sono convinto dell’estraneità di Massimiliano alla vicenda – ha detto Leva, che peraltro era responsabile Giustizia dei dem quando era segretario Guglielmo Epifani – tra qualche ora saremo in grado di esprimere una valutazione più compiuta perché leggeremo gli atti”. Leva è affiancato dall’avvocato di Campobasso Mariano Prencipe, mentre il fratello è difeso da Fabio Del Vecchio.
"Tornato a Roma, come membro della Giunta delle Immunità in merito all’arresto del senatore Azzollini, ha dichiarato: «Non c’è fumus persecutionis. Ho letto le carte. Per me l’ordinanza è fatta bene, è lineare e corretta». In poche parole, sì all’arresto. Sia chiaro, a Casson non si può imputare nulla, le sue scelte sono garantite dalla Costituzione. Ma dovrebbe almeno aiutarci a uscire dall’equivoco dei magistrati che fanno politica".
Ecco, ci aiuti Grasso a risolvere quest'altro equivoco, di un membro della commissione giustizia che fa anche l'avvocato difensore di un collega (stesso partito, PD), imputato per truffa.
Una volta erano cose che capitavano nel centrodestra (vi ricordate cosa si diceva sugli avvocati onorevoli Ghedini e Longo)?Si tratterebbe della solita questione del conflitto di interesse.
L'equivoco del professionista (non necessariamente un magistrato) che entra politica e non si dimentica della bottega. O degli amici.