Dunque. Ricapitoliamo. C’è una certa quantità di giornalisti a cui Ignazio Marino non sta simpatico, non riescono a fargli la corte come spesso hanno fatto con sindaci precedenti (che sul tema di sicuro ci sapevano fare di più…e questo è indubbiamente un limite, ma anche no, ehm) ai quali però tutto questo attacco di tanti del PD al proprio sindaco non è andato giù. Diciamo che l’essere vigliacchi è peggio di essere un po’ nerd. La storia di queste settimane verrà ricordata come il “tempo australiano” e non perché Renzi era in Australia ad abbracciarsi un Koala, ma perché parte (è importante ribadirlo: SOLO PARTE) del Pd romano e laziale si è tirato un boomerang in faccia. Il problema è che ce lo prendiamo anche tutti noi. Noi del PD e noi di Roma. Ecco ora tornate tranquilli e accanto al sindaco ricostruiamo l’immagine del PD a Roma attraverso una politica partecipata, condivisa e soprattutto collettiva. Che nessuno ha mai sentito che “uno solo” risolveva tutto. Quindi se Marino non ce la fa è perché TUTTI NOI non ce la facciamo (lo stesso vale per Renzi, per dire). Eurodeputati e vicepresidenti del senato compresi passando per consiglieri in cerca di poltrone eccetera eccetera eccetera. Punto.
p.s. Suppongo che il mio amico Zanda le stesse cose sull’inesperienza (come lo dice sugli assessori romani, che poi vorrei capire di chi parla, si facessero i nomi e i cognomi) l’abbia detta anche a Renzi quando si è circondato di quasi tutti ministri giovani e donne che non avevano mai fatto il ministro (piccola provocazione che io renziana della primissima ora posso fare ben sapendo distinguere tra chi sa fare le cose e chi sa semplicemente muoversi nelle stanze del potere che non significa necessariamente “sapere fare bene”, ricordando a tutti che la politica è “un peso una misura” no la misura a come ci pare a seconda di cosa ci serve, almeno a casa mia).