Ci sono dei criteri obiettivi per giudicare la qualità di una storia? Argomento spinoso, al quale ho pensato in questi ultimi tempi.
Nell’era del Web, da tempo ha preso piede il “Secondo Me”; confesso che pure io a volte ricorro a questa espressione che anestetizza.
“Secondo me, il tuo racconto non è riuscito”.
Siccome è “solo” il mio punto di vista, e non esiste niente di obiettivo, allora chi riceve la critica si rassicura. È un punto di vista, non vale di più o di meno del mio. La soluzione perfetta per il Web, dove tutti ci diamo per mano perché siamo tutti fratelli dello stesso pianeta, eccetera eccetera.
“Se una capra sapesse scrivere, avrebbe scritto qualcosa del genere. Perché andare contro natura? Torna a brucare l’erba”.
Sì, un giudizio tranciante.
Il punto è che esistono eccome dei criteri per capire se una storia gira oppure è morta. In ordine sparso:
La lingua. È inutile girarci attorno. Deve rivelare la personalità di chi scrive. L’autorevolezza non si improvvisa, e chi racconta storie la deve avere, il lettore quando apre il libro oppure lo sfoglia sull’iPad, vuole avere a che fare con una persona che conosce il suo mestiere. Esatto: non si tratta di conoscere sintassi e grammatica, ma di usare una lingua sobria ed efficace.
La giusta distanza. Alcuni ritengono che scrivere sia dimostrare la bontà della propria idea: nulla di più bizzarro ed errato. Chi dimostra non scrive: farnetica. Uno scrittore deve essere a una giusta distanza, vale a dire rendere in modo onesto le idee dei suoi personaggi, che spesso non sono affatto le sue.
Tolstoj è sublime in Anna Karenina, ma mica è una donna; però sbaglia in Resurrezione. Sì, la sua mano è sempre lì, si sente la sua bravura, così come si sente il suo desiderio di convincere; di indurre il lettore ad abbracciare la sua idea di cristianesimo.
Dostoevskij raffigura Raskolnikov alla grande, benché oramai abbia poco o nulla da spartire con le sue idee. Ha fatto un cammino che lo ha allontanato dalle idee socialiste, per abbracciare il cristianesimo. Eppure riesce a dare a questo personaggio, e ad altri, una voce convincente. Questi autori passano alla storia perché in grado di porsi in una posizione “equa”, fanno spazio ai personaggi e si piazzano dietro le quinte.
Ci sono altri elementi che aiutano ad avere una visione obiettiva di un’opera, e quindi pervenire a un giudizio altrettanto obiettivo. Ci devo pensare su…