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L'erba del vicino

Creato il 10 aprile 2012 da Fabio1983
Tempo fa un importante direttore di un'importante agenzia di stampa mi fece un colloquio. Mi fu richiesto un lavoro di molte ore al giorno comprensivo di almeno due sabato al mese. Non un rimborso spese, non un buono pasto. “Capisci, è uno stage”. No, non capivo. Potevo vantare già una minima esperienza e le mansioni richieste erano poco appaganti, cose che non facevo da anni. Tuttavia sul momento stavo per ingoiare il rospo, anche perché mi servivano i crediti universitari. Rivolsi allora all'importante direttore una semplice richiesta: la concessione di una mezza giornata da dedicare ad una collaborazione che avevo all'epoca e che due soldi fruttava. La risposta fu: “Non saprei, non possiamo starci a fare i conti di quando ci sei o non ci sei”. “Niente conti, è quella mezza giornata. Non una di più, non una di meno”. “No, non è il caso”. Ricapitolando: niente compensi, seppur simbolici. Niente buoni pasto, ché uno avrà diritto a mangiare un pezzo di pizza, no? Neanche una mattina a disposizione da poter dedicare ad altro di più remunerativo. Stretta di mano e me ne andai. Non accettando lo stage, si intende. Per inciso: venni in seguito a sapere che era una consuetudine. Fu proposto infatti qualcosa di simile ad un mio collega al quale neppure servivano i crediti universitari. Quell'importante direttore di un'importante agenzia di stampa ieri su Twitter ha perculato Renzo Bossi. Quest'ultimo si è dimesso da consigliere regionale, ma pare che abbia affrettato i tempi su una decisione in verità già presa. “In fondo era lavoro precario”, ha ironizzato l'importante direttore dell'importante agenzia di stampa. Direttore, mi conceda un'osservazione. Renzo Bossi è personaggio che si presta a un miliardo di critiche, seriose o burlone che siano. Ma se c'è una questione che avrebbe fatto meglio a non sollevare, quella è il lavoro precario. Ognuno si assuma le proprie responsabilità. Per principio, dico. Con rinnovata stima, naturalmente.

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