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L’erede della politkovskaja

Creato il 10 maggio 2011 da Speradisole

L’EREDE DELLA POLITKOVSKAJAJulia Latynina lavora nello stesso giornale, la “Nuova Gazeta” dove lavorava la Politkovskaja, la giornalista assassinata sotto casa il 7 ottobre 2006. Ne ha ereditato le rubriche ed è considerata l’erede della giornalista morta.

Julia Latynina sarà ospite il 14 maggio al Salone del libro di Torino, dove riceverà il Premio Maria Grazia Cutuli  e il Freedom Defenders Award del Dipartimento di Stato americano. Ha scritto anche un libro: “Il richiamo dell’onore” Ed. Marco Tropea, libro che sarà presentato in quell’occasione.

La giornalista è cosciente  del pericolo del suo lavoro, ma sostiene che i giornalisti della carta stampata corrono meno rischi adesso, perché contano di più le televisioni e quelle sono tutte in mano a Putin, considerato il presunto mandante dell’omicidio di Anna Politkovskaja

Per quanto le due giornaliste si occupassero di raccontare la verità, la Politkovskja si occupava in particolare della Cecenia Fu uccisa da persone vicine all’ex presidente ceceno Alu Alkhanov, che nessuno ha mai interrogato e che non sarà mai condannato. Diede l’ordine di eliminare la giornalista ad un gruppo legato al narcotraffico. Dopo di che Putin lo premiò facendolo Viceministro della Giustizia.

La Russia oggi – racconta Latynina – è una dittatura della paura. Putin ha creato un sistema che ora non riesce più a controllare, perché la corruzione è dilagante. Si può montare un’accusa falsa contro una persona e arrivare alla sua condanna pagando i giudici ed i testimoni. Un poliziotto, un agente del Fsb, il nuovo Kgb, può chiedere soldi ad un uomo d’affari per non farlo rinchiudere e poi sbatterlo lo stesso in carcere. Putin ha affidato le principali aziende del paese ai suoi ex colleghi del Kgb, ma ora non riesce più a comandarli.  Si calcola che il giro di corruzione  superi il  miliardo di dollari l’anno, immaginatevi cosa accadrà per l’Olimpiade invernale del 2014”.

Secondo il parere della Latynina a comandare oggi in Russia sono i colonnelli, i maggiori dell’esercito, o capi di dipartimento ed i loro vice. Il Presidente Medvedev che all’estero dà l’idea di essere un interlocutore credibile, è solo un fantoccio, ma nel paese ha perso la fiducia della gente anche se continua a mostrarsi in tv, per dimostrare il suo potere, a cavallo di una moto, o dentro la pancia di un sottomarino, o a caccia, o mentre fa judo.

Putin non riesce a diminuire il potere dell’esercito perché tradirebbe il sistema che ha creato lui stesso, e lo status quo gli giova parecchio, perché gli consente di restare al suo posto.

L’anno prossimo ci saranno le elezioni presidenziali, ma, secondo la giornalista, non cambierà nulla perche Putin e Medvedev potrebbero semplicemente scambiarsi i ruoli.

Ma il vero problema sono i russi, sostiene ancora la giornalista, perché l’indifferenza ed il menefreghismo dilagano e forse preferirebbero un dittatore tipo Lukashenko in Bielorussia, dove tutti sanno almeno che il vero nemico è lo Stato e chi sbaglia paga, sanno che non si deve credere a Putin, ma ognuno pensa solo al proprio orticello e nessuno si batte per i diritti civili.

L’Italia è così amica della Russia solo per il gas e forse anche perché i due premier sono entrambi narcisisti.

Un esempio per come funzionano le cose in Russia, lo si ha col ministro della Sanità, Tatyana Giokova. Questo ministro si è impegnato a combattere una nuova droga, una nuova eroina spacciata per strada che si chiama “crocodile”. I prezzi questa droga sono bassissimi ed i componenti per tagliarla sono venduti legalmente nelle farmacie e sono prodotti da un’industria farmaceutica il cui proprietario è il ministro stesso. (Note tratte da quotidiani e settimanali)

Il conflitto di interessi non ci giunge nuovo, neppure in ambito farmaceutico. Infatti, Sacconi,  il ministro del lavoro, nonché del welfare e della salute nel 2009, due anni fa, contro la pandemia, annunciata e mai avvenuta, dell’influenza aviaria prima e suina poi, fece acquistare dallo Stato italiano, contro il parere dei più grandi virologi italiani, milioni di dosi di vaccino mai utilizzati e buttati al macero, vaccini prodotti da ditte farmaceutiche associate alla Farmindustria di cui la moglie, Enrica Giorgetti è direttore generale.  

Conflitto di interessi spaventoso e soldi pubblici a quintalate buttati via. Naturalmente tutto è passato sotto il ponte come acqua fresca e per quegli errori ha pagato il solito pantalone.

Pare che molte cose ci accomunino ai Russi, non solo il narcisismo dei premier. Ma anche le tv, i conflitti di interessi in tutti i campi, l’orticello di casa nostra, menefreghismo ed indifferenza per chi sta peggio.



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