Il 15 maggio 1910 al Campo di Marte di Napoli tantissime persone sono riunite per assistere a uno spettacolo di aviazione, nuovo sport meccanico che riassume le tensioni di un'epoca che vuole "cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità" e che finirà per capire che la guerra non è l'igiene del mondo.
Come si racconta su La Stampa, "dappertutto si pigiavano signore, signorine e giovanotti, recatisi sul campo con l'idea di assistere non ad esperimenti di aviazione, ma a veri e propri voli." Il problema, infatti, è che né l'esperto aviatore Buisson sul monoplano Bleriot, né i suoi colleghi riescono ad alzarsi la terra. Le proteste iniziali crescono e a un tratto "la folla rompe i ripari" e "la cavalleria carica". "Gravi tumulti", ma per fortuna non si contano morti o feriti gravi. La giornata sportiva può, così, passare alla storia per un altro esperimento, che paradossalmente avrà più influenza sulla vita emozionale degli italiani rispetto alle innovazioni tecnologiche che permetteranno l'uso, anche personale, di aviogetti o loro derivati per vacanze e scopi commerciali.
Quel giorno all'Arena di Milano, in maglia bianca con nastrino tricolore apposto in qualche modo, pantaloncini neri e calzettoni come capita, esordisce la nazionale italiana con un sonante 6-2 alla Francia.
La genesi della prima formazione ufficiale della storia dei futuri azzurri è travagliata ed è forse più interessante del racconto della partita, che sarà quasi a senso unico.
Il Lipton Trophy 1909 costituisce l'unico precedente in cui si è provveduto alla selezione di una rappresentativa italiana. E, pur se la scelta era fra le sole squadre torinesi, c'è stata molta confusione e sono seguite immancabili polemiche. La F.I.G.C. ha deciso allora di affidarsi a una commissione formata da sei consiglieri e presieduta da Umberto Meazza. La commissione, che è in realtà quella arbitrale, il 17 aprile dirama "dopo un mese di discussione" la lista dei convocati, 22 giocatori già divisi in Squadra A e Squadra B e sei ulteriori riserve.
La lista sembra un tentativo di accontentare tutto e tutti. Vero che i cosiddetti football club hanno molti giocatori non italiani, ma fa specie che i sei giocatori della Pro Vercelli convocati siano stati divisi tra squadra A e B. Fa specie perché le camicie bianche giocano insieme da anni, provengono tutte da Vercelli e sono al vertice da ormai tre stagioni.
Poi, a complicare la faccenda, la Pro Vercelli viene squalificata per le vicende relative allo spareggio valido per il titolo federale e bisogna rifare quasi tutto e in fretta.[2] I nuovi 'ventidue' si ritrovano a Milano il 5 maggio divisi in "Probabili" in maglia bianca e "Possibili" in maglia celeste. Tra i primi quelli che con maggior probabilità andranno in campo contro la Francia, tra i secondi quelli che singolarmente hanno la possibilità di conquistarsi una maglia da titolare. A suffragare questa idea arriva la vittoria dei "Probabili" per 4-1. Gli altri quattro giocatori richiamati e il secondo incontro dell'8 maggio con qualche variazione nelle formazioni non sposteranno di tanto le idee della commissione: in campo il 15 maggio si ritrovano tutti i "Probabili" del 5 maggio, con il solo Debernardi, del Torino, al posto di Bontadini dell'Ausonia, "il quale è senza dubbio una nullità", a sentire il cronista de La Stampa.
In realtà uno juventino c'è, è l'arbitro Herbert Goodley, socio bianconero. Davanti a circa quattromila sportsmen, Pietro Lana dopo soli dieci minuti ha il piacere di segnare il primo gol della storia della nazionale, con uno shot da una quindicina di metri. Fossati raddoppia poco dopo, poi a inizio ripresa il match si fa più equilibrato: segna Sellier per la Francia, Lana servito da Varisco ridà il doppio vantaggio agli italiani, Ducret riporta sotto i galletti. L'allungo decisivo arriva col gol di Rizzi, su azione iniziata da capitan Calì. Poi ancora Debernardi e Lana su rigore rimpinguano il bottino italiano.
Felicità, applausi, ovazioni e per Lana, De Simoni e Calì complimenti che compaiono sui giornali specializzati. Come dice Ghirelli "il successo sui francesi [...] ebbe l'effetto di suscitare l'euforia in un ambiente di per se stesso incline alle repentine esaltazioni e ai facili scoramenti, quelli che si legano a gioie e amarezze di una sola domenica." Undici giorni dopo arriverà la "doccia fredda", una batosta in Ungheria ed ecco che problemi tecnici e assenza dei vercellesi saranno di nuovo argomenti di attualità.
E se in questa ultima frase avete riconosciuto in embrione il calcio da bar a cui siamo tutti avvezzi e affezionati, vuol dire che la vera età dei pionieri, quella in cui gli incontri internazionali erano avventure e nulla più, la stiamo cominciando a lasciare alle nostre spalle.
Altre fonti: G. Bagnati G. Sconzo, Il primo capitano, Antipodes
Ringraziamo cristiano crimella per il materiale fornito
Puntata precedente: I minatori inglesi e la loro coppa del mondo
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[1] cfr. Manifesto del futurismo, Filippo Tommaso Marinetti, 1909
[2] cfr. La Stampa, 18/04/1910. I vercellesi convocati il 17 aprile sono Binaschi, Leone, Ara, Milano I (squadra A), Rampini e Corna (squadra B); allertato Servetto (riserve). A Milano il 5 e l'8 maggio scende in campo Fresia tra i Possibili: i tesserati della Pro sono tutti squalificati, ma l'attaccante è forse stato graziato dalla commissione perché realmente impegnato il 24 aprile nel campionato militare.
[3] Gli altri Possibili che non scendono in campo il 5 o l'8 maggio sono: Pennano, Goccione, Borel I, Zuffi e Mastrella (Juventus), Capra (Torino), De Vecchi (Milan), Caimi (Internazionale), Berardo (Piemonte, 2° categ.), Luigi Ferraris e Marassi (Genoa), Carrer e Pizzi (US Milanese)
[4] Storia del calcio in Italia (1954), pag. 78
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