Rassegna stampa dedicata all’ottimo esordio di Zelig con la new entry Paola Cortellesi a fianco di Claudio Bisio. Promossa Cortellesi, “principessa da palcoscenico”, così definita dalla giornalista Marida Caterini de Il Tempo, che ha umiliato un vero principe, Emanuele Filiberto di Savoia, conduttore, con Pupo, de I Raccomandati su Raiuno. Sul profilo Facebook de ilTelevisionario potete trovare il link relativo all’esibizione più divertente della serata, ossia il duetto canoro tra Bisio e Cortellesi sulle note di Cuneo, versione zelighiana di Empire state of mind di Alicia Keys e Jay-Z.
Che sprint questo “Zelig” con Paola Cortellesi
(di Maurizio Caverzan – Il Giornale) Ci sono programmi, annate e accoppiate che partono col piede giusto. Convergenze degli astri. Alchimie indovinate. Semplici colpi di fortuna. Spirava un’aria nuova l’altra sera alla prima di Zelig di scena al Teatro Arcimboldi per Canale 5. Saranno l’euforia e la consapevolezza di allestire un grande show. Sarà l’idea di rappresentare un marchio ormai storico della televisione commerciale firmato da una squadra collaudata come quella capeggiata da Gino & Michele e Giancarlo Bozzo. O sarà l’innesto di Paola Cortellesi (con buona pace di Vanessa Incontrada, salutata da Bisio in apertura), showgirl tuttofare – 65mila euro a serata da ripagare – in grado di accompagnare Bisio, cantare e proporre una snobissima Letizia Moratti attratta «dal sudiciume dei comici» nonché stralunata interprete del tormentone di «rap futuristico abiabiabiabià». Probabilmente, un mix di tutto questo. Fatto sta che per rintracciare un altro 26.70 per cento di share con oltre 6 milioni e mezzo di telespettatori, lo score raggiunto dallo show, bisogna camminare un po’ a ritroso nel calendario dell’Auditel di stagione. Del resto, come hanno confermato anche al settimanale Gente da domani in edicola, Bisio e la Cortellesi si conoscono da anni e durante le prove al teatrino di Zelig di Viale Monza si è subito instaurato un buon feeling tra i due comici, conclamato anche da un bacio sulla bocca: «È vero, quel pazzo di Claudio mi ha già battezzata e io l’ho ricambiato», ha rivelato Paola.
Arrivati alla quindicesima stagione, il rischio pilota automatico era in agguato. Invece sono bastati pochi ritocchi e uno show che, dopo gli exploit di Checco Zalone, stava inclinando verso la routine, è tornato a accendersi e a trascinare il pubblico degli Arcimboldi. Vedremo come andranno le prossime serate. Per ora bisogna riconoscere che una buona dose del valore aggiunto viene dal femminismo strisciante riproposto dalla verve di Teresa Mannino e caricato dalla new entry di Lella Costa, disinvolta nell’avventurarsi sui significati positivi della terminolgia genitale femminile e di quelli negativi dell’organo maschile e derivati. Un sentiero strettissimo tra ardita filologia e burrone della volgarità, percorso da Lella Costa con sprezzo del pericolo a conclusione della lunga serata.
Che, per la verità, era iniziata un po’ in sordina con le esibizioni di Giuseppe Giacobazzi e Maurizio Lastrico. Per poi decollare con la doppietta Cortellesi-Moratti e Cevoli-Cangini, assessore alle varie ed eventuali di Roncofritto dove si celebrano i 150 anni della festa dell’Unità e «ora che l’Italia è fatta, adesso dobbiamo farsi le italiane». La gradazione politica della risata è salita con Ficarra & Picone, in arte Angelino (Alfano) e Niccolò (Ghedini) titolari di uno studio legale in grado di «legiferare su ordinazione». Poi l’umorismo lunare di Gene Gnocchi, quello demenziale del Mago Forrest e Giovanni Vergna (Johnny Groove), quello verace di Alessandro Siani, partner di Bisio in Benevenuti al sud, quello in versione horror del maniaco ignorante che non riesce a intimidire platea e conduttori con le sue cialtronesche incursioni audio. Complessivamente, uno standard di comicità medio alto, forse prive della forza e del talento dirompente di Luca Medici alias Checco Zalone. Ma magari in alcuni momenti più raffinato. Di buon livello anche i balletti e i duetti musicali, destinati a riproporsi, con l’orchestra di Paolo Jannacci. Come per la calata dal cielo della Cortellesi-Mary Poppins o per la versione glam-casereccia della New York di Alicia Keys e Jay-Z, riformulata con l’assonante Cuneo, Cortellesi al piano elettrico e Bisio assediato da sinuosissime ballerine. Beato lui.
“Zelig” deve fare un salto di qualità
(di Aldo Grasso – Corriere della Sera) “Zelig” ha avuto un momento che dire spassoso è poco. E’ stato quando Paola Cortellesi, travestita da Alicia Keys, e Claudio Bisio, nelle vesti di Jay-Z hanno intonato l’inno della città di Cuneo. La versione originale era quella di “Empire state of mind”, resa molto più affascinante dalle parole italiane. Tutti infatti sono capaci di scrivere frasi come “In New York / Concrete jungle where dreams are made of / There’s nothing you can’t do / Now you’re in New York / There streets will make you feel brand new…”. Pochi hanno l’arguzia di poetare così: “In Cuneo, splendid città del Piemonte col sole di fronte. Vieni qui a Cuneo, c’è l’atmosfera sabauda, c’è la bagnacauda…”. Noi di Cuneo, se vogliamo davvero essere gente di mondo, dovremmo adottarlo come inno ufficiale, per ogni tipo di manifestazione, soprattutto per “Scrittori in città”.
Facciamo un discorso onesto su “Zelig”: ormai è una formidabile macchina da soldi che, ogni tanto, sforna anche qualche buon comico. Hanno fatto bene Gino & Michele e Giancarlo Bozzo ha investire su Paola Cortellesi. Vecchia regola: se la cornice è fresca, il quadro si valorizza. Il quadro sono quei molti comici che, calcando il palcoscenico di “Zelig”, conservano pur sempre l’aria di si è visto è piombare addosso una fortuna insperate ed esagerata. Il quadro sono anche il ritorno di Gene Gnocchi e di Ficarra e Picone. Quelli ce l’hanno fatta e ora restituiscono la cortesia (con un po’ di coraggio Gino & Michele avrebbero però dovuto invitare Maurizio Milani, uno dei pochi grandi comici su cui possiamo contare).
Il rapporto tra Cortellesi e Bisio è stato così così: né si poteva pretendere di più alla prima puntata. La Cortellesi (molto brava nell’imitazione di Letizia Moratti) ha bisogno di sciogliersi e per questo gli autori hanno pensato di imbracarla subito vestendola da Mary Poppins. “Zelig” deve fare un salto di qualità: speriamo che la cornice scelta glielo permetta.
Zelig e “l’atmosfera sabauda”
(di Alessandra Comazzi – La Stampa) I singoli che formano l’armonia del tutto. E vanno a «Zelig», su Canale 5, 6 milioni 567 mila spettatori. I comici sono per tradizione ipersensibili, musoni, impauriti dall’incapacità di far ridere, dal blocco dell’ispirazione. Com’è, come non è, Gino & Michele con Giancarlo Bozzo riescono a farli sembrare un gruppo coeso di ragazzi che si divertano. Siano i debuttanti «emo», siano i consolidati Giacobazzi, Civoli, Vernia, siano i primi comici, Gene Gnocchi, il mago Forest, Raul Cremona, Ficarra & Picone, cioè Angelino e Nicolò, che fanno «leggi su ordinazione, anche da asporto»; o l’elegantissima Lella Costa, che analizza come tutto il bello del mondo sia legato, linguisticamente, semanticamente, all’organo genitale femminile e tutto il “triste, negativo, perdente, sventurato” a quello maschile, vorrà dire qualcosa. Quest’anno accanto a Claudio Bisio c’è Paola Cortellesi, che sa fare tutto e si sa. Ma vederla calare in scena dal soffitto vestita da Mary Poppins a cantare «Essere simpatici umoristi è faticoso» sull’aria di «Supercalifragilistichespiralidoso», è stata una fucilata da musical, pam-pam. Gran bella puntata, scaletta sapiente, autori in palla, fuoco di fila di numeri. Dovessi scegliere, sceglierei la parodia di Alicia Keys, dove New York diventa Cuneo: «c’è l’atmosfera sabauda, c’è la bagna cauda». Da antologia della tv.
A Zelig, Bisio e Cortellesi rivali di successo
(di Marco Molendini – Il Messaggero) Paola Cortellesi è brava, non è una scoperta di oggi. Sa fare praticamente tutto con professionalità e talento. Fa ridere, anche se non ha il dono della simpatia istintiva e se, dal suo sorriso, traspare il segno della tensione, del lavoro che c’è dietro ogni sua prova (quello che guadagna, anche se è tanto, se lo suda tutto). Paola è una sorta di Bisio al femminile. Anche Claudio Bisio è bravissimo, ha talento e non ha il dono della simpatia istintiva. Fra i due non c’è alchimia, come si è visto l’altra sera nel loro debutto in tandem a Zelig. C’è rivalità, ma succede sempre così quando i primi attori si misurano. Però la nuova coppia ha le spalle larghe, non sono possibili confronti con i tempi della Hunziker e della Incontrada che erano subalterne al capocomico. Ora il rapporto è di competizione, un’esibizione senza complicità sia quando scherzano sia quando ballano, che quando cantano o imitano (la Cortellesi ha sfoderato la sua perfida Moratti).
Ma c’è tempo per sciogliere le frizioni e trovare sintonia, anche perché la macchina Zelig è poderosa, condotta con mano sicura da Gino e Michele, conta su una lunga scia di provati comici di prima fila (Gene Gnocchi, Ficarra e Picone, il Mago Forrest, Lella Costa), di personaggi meno usurati (qualcuno perfino con il dono della freschezza come il moderno poeta) e su una grandinata di battute (anche se brilla di più la comicità gestuale, quella per esempio del duo I senso doppio). Poi a dare una mano (nel senso della tranquillità) c’è la concorrenza, la navicella improvvisata dei Raccomandati che sembra avviata a un tranquillo naufragio: del resto come fare un paragone serio fra le due coppie, Pupo-Fili e Bisio-Cortellesi? E poi chissà che, in quel 26,70 per cento di share (un ascolto vertiginoso per l’intrattenimento di questi tempi), non abbia un peso proprio la sfida di bravura fra i due conduttori.