L’estate, con i suoi colori ed i suoi amori passeggeri, è praticamente la stagione (se vogliamo il leitmotiv) che ha accompagnato tutta la carriera di Bruno Cortini, la cui lunga gavetta come assistente alla regia lo porterà col tempo a dirigere tre film indissolubilmente legati al periodo più afoso dell’anno: Sapore di mare 2 – Un anno dopo (1983), Giochi d’estate (1984) ed appunto L’estate sta finendo. Un percorso artistico curioso e singolare, prematuramente interrottosi con la morte del regista a soli quarantasei anni.
“La quindicenne Giuliana, non volendo passare le vacanze estive sullo yacht della madre accetta la proposta di Romeo, figlio del portiere del palazzo dove vive di partire con lui all’insaputa di tutti, girando da un posto all’altro e dormendo nel sacco a pelo. Antonio, padre di Giuliana e separato dalla moglie, parte alla ricerca della figlia e incontra diverse difficoltà nel rintracciare i due ragazzi”
All’apparenza si potrebbe incappare nell’equivoco, scontato ed ingiusto, della commedia adolescenziale infarcita di facili ammiccamenti alle mode del momento. All’occhio più attento tuttavia non sfuggiranno nomi quantomeno inconsueti per un prodotto commerciale: Francesca Archibugi, futura regista “impegnata” al suo esordio come sceneggiatrice (insieme alle coautrici Claudia Sbarigia e Gloria Malatesta). Presenze nel cast del calibro di Angelo Infanti, Renato Scarpa ed Anna Galiena, attori di evidente spessore professionale non certo agli inizi, imprevedibilmente disposti a saltuarie, piacevoli incursioni nel cinema più popolare.
Contributi non secondari per l’economia complessiva dell’opera che, nonostante la scarsezza dei mezzi, la stucchevolezza di alcune situazioni e le mediocri prove recitative dei protagonisti più giovani, riesce nell’intento che evidentemente si impone: raccontare una storia a forte valenza identificativa attraverso gli elementi precipui del romanzo di formazione, vivacemente amalgamati con quelli vicini alla quotidianità degli adolescenti dell’epoca. Una scelta azzeccata che sporca il racconto rendendolo più umano, merito nondimeno imputabile al controcanto “adulto” della pellicola, caratterizzato da una sequela di personaggi che si riveleranno persino più confusi e fragili degli stessi ragazzi.
Nella colonna sonora fa ovviamente furore il successo omonimo dei Righeira, insieme al brano Run to me di Tracy Spencer.
Il film di Cortini non sarà ricordato nei manuali di cinema. Probabilmente verrà confuso nella moltitudine di teen movie prodotti in Italia negli anni ’80. Però rivederlo ci ricorda un periodo irripetibile, quando per emozionare il grande pubblico bastavano piccole storie (ma ben scritte) e grandi attori. L’estate è davvero finita.