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L'estetica del vuoto.

Da Sgruntreviews

L'estetica del vuoto. Di recente sto riscoprendo la mia passione per il mondo orientale, ed in particolar modo per il mondo giapponese. Tutto è partito dalla mia semplice curiosità di vedermi per intero un anime, dall'inizio alla fine, cosa che non avevo mai fatto fino a poco tempo fa.  E proprio ieri sera l'ho terminato, in lacrime, dopo essermelo praticamente mangiato in poco più di due settimane. Devo dire che non mi aspettavo che mi prendesse così tanto, perché seppur conoscevo il mondo degli anime e dei manga, fino ad ora non ne avevo mai seguito uno per intero. E mi sono trovata in lacrime, per l'emozione, e perché il mondo giapponese mi dona tante emozioni anche tramite un semplice anime.
Ho studiato giapponese al liceo, come opzione extra si potrebbe dire, e mi sono appassionata moltissimo in questi ultimi tre anni alla loro filosofia ed etica, alla lingua, alle curiosità culturali ed anche gastronomiche devo ammettere. La realtà giapponese mi affascina tantissimo: non tanto la loro tecnologia, non tanto le grandi megalopoli come Tokyo, anche se ha di certo il suo fascino, ma la realtà filosofica, legata allo zen.
Ho imparato a conoscere lo Zen attraverso dei fumetti di saggi giapponesi e ne sono rimasta incredibilmente colpita. E' lontano dalla realtà occidentale, decisamente lontano dal caos quotidiano delle routine che ci tengono attaccati alla vita come macchine, e non come uomini.
Lo zen è una profonda ricerca di se stessi, di un equilibrio interiore, dei valori massimi della nostra vita, ed è un'apertura mentale al mondo, in grado di svuotarsi di pregiudizi e preconcetti, per lasciare spazio a ciò che di nuovo si ha da imparare da ogni singola cosa.
E' proprio il vuoto uno dei principi fondamentali della filosofia zen, che possiamo anche trovare come estetica nella cerimonia del tè. Gli spazi vuoti, ed il silenzio vanno a creare l'atmosfera ideale per accogliere a pieno il rinnovamento che un'esperienza così semplice ed apparentemente banale come prendere il tè porta.
E questo mi ha fatto pensare molto al valore del vuoto, di cui in realtà ho anche molta paura.
Nel vuoto non si ha nulla, si è sospesi in una condizione di ignoranza, ma non in senso negativo, bensì nella condizione in cui non si sa più nulla, come se tutta la conoscenza che fino a quel momento si aveva assorbito, fosse svanita per accogliere altra conoscenza, per accogliere la novità, per accogliere l'altro.
Dopotutto, se non esistesse il vuoto, come potremmo mai definire il pieno? Il vuoto è necessario per essere riempito, e questo mi ricorda un poeta romantico inglese, William Blake. Uno dei principi fondamentali della sua poesia era proprio quello dei complementary opposites, degli opposti complementari.
Se non esistessero gli opposti complementari, non potremmo comprendere né una cosa né l'altra: per comprendere ed apprezzare la luce, abbiamo bisogno del buio, e così per comprendere che vuol dire la sensazione di pienezza, abbiamo bisogno del vuoto, e così è nello zen.
Il vuoto è un'estetica, un'etica, una filosofia da comprendere.
E per l'appunto, mi immergerò nella lettura di un libro che raccoglie diversi saggi giapponesi, con maestri dello zen ed i loro insegnamenti, e anche l'etica della vita samurai.
Spero di avervi un po' incuriositi su questo mondo!
Fatemi sapere che ne pensate.
"L'insegnamento zen è come una finestra: all'inizio la guardiamo, e vediamo soltanto il riflesso indistinto del nostro stesso volto, ma nel momento in cui impariamo, e la nostra visione si fa chiara, diventa chiaro e perfettamente trasparente anche l'insegnamento, quindi vediamo attraverso. Vediamo tutte le cose: il nostro stesso volto."
 Stephen Mitchell, Dropping Ashes on The Buddha, 1976
L'estetica del vuoto.


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