di Paola Pluchino
Chiara: Fe e Male, due anime in sfida dentro il corpo, l’anima, la creatività della donna. L’una, l’istinto razionale che muove dal sé andorgino, si sprigiona nell’uso di materiali maschili, nell’uso di figurini che modellano geometrie; l’altra Fe, è l’anima
arcana e recondita del femminile che attraversa le sue opere con fare delicato e sottile, rivelando la piega segreta del sospeso, della favola platonica delle ombre, del teatro a marionette. Queste due anime, congiungono il verso nel gesto che presenta l’artista, raggiungibile a
questo indirizzo. Chiara, ci ricorda molto una frase di un grande dell’arte contemporanea italiana, non per la resa espressiva, quanto per il pensiero che sottende a entrambi i lavori: parliamo di un male, parliamo di
Michelangelo Pistoletto, che nel 1967 nel suo Le ultime parole famose – la speculazione scrisse:
Quando un uomo si accorge di avere due vite, una astratta in cui sta la sua mente e una concreta, in cui sta pure la sua mente, o finisce come il pazzo che, per paura, nasconde una delle sue due vite recitando l’altra, o come l’artista che non ha paura e le rischia tutte e due.