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L’evoluzione del Giappone (by Piksi4)

Creato il 21 dicembre 2013 da Simo785

Nel calcio, in passato, li abbiamo considerati poco più che folklore.

Per noi, il Giappone sportivo è sempre stato sinonimo soltanto di sumo, forse anche di baseball, sicuramente mai di calcio.

A dire il vero, fino agli anni 90 la nazionale ci ha messo del suo, non dimostrandosi mai competitiva ad alto livello, e nell’immaginario collettivo i Blue Samurai sono sempre apparsi come  11 ometti urlanti che inseguivano un pallone senza molto costrutto.

In Italia ne abbiamo visti pochi, di nipponici davvero bravi, che potessero far parte di qualche formazione di serie A di una certa importanza.

Uno, Kazuyoshi Miura, fu una meteora nel Genoa, qualche slalom, pochi gol, e un saluto quasi immediato (ma una leggenda in patria, con 55 reti in 89 apparizioni con la maglietta blu).

Un altro, Hidetoshi Nakata, fu un po’ più determinante, rivelandosi nel Perugia e militando poi tra le file della Roma (con cui vinse uno scudetto da protagonista) e del Parma.

A partire dalla seconda metà degli anni 90 qualcosa però è cambiato.

L’evoluzione del Giappone (by Piksi4)

La J-League ha visto innalzarsi il livello di gioco e da allora numerosi sono stati i calciatori provenienti dal Sol Levante che sono entrati a far parte di squadre europee.

La nazionale di Tokyo, distintasi nel suo continente con 4 Coppe d’Asia vinte, ha esordito ad un Mondiale soltanto nel 1998, in terra di Francia, per poi qualificarsi sempre nelle edizioni successive (miglior piazzamento gli ottavi di finale in Corea del Sud, battuta dalla Turchia).

Così è stato anche per la prossima rassegna estiva di Brasile 2014, dove ha buone possibilità di fare un po’ di strada, stavolta guidata in panchina da un tecnico italiano esperto come Alberto Zaccheroni.

I nipponici possono finalmente annoverare tra le loro fila calciatori che si sono sgrezzati e hanno fatto esperienza al di fuori dei confini.

Capitanati da Makoto Hasebe, centrocampista del Wolfsburg, gli atleti più importanti portano oggi il nome di Okazaki (punta dello Stoccarda, 32 reti in 62 partite della nazionale), Nagatomo (terzino dell’Inter), Honda (fantasista del CSKA Mosca e futuro rossonero), il difensore Uchida (Schalke 04), Kagawa (mediano di qualità del Borussia Dortmund, ora al Man Utd), e il recordman di presenze Endo (134 caps per lui), oltre al portiere Kawashima (numero 1 dello Standard Liegi).

L’evoluzione del Giappone (by Piksi4)

Il Giappone si è evoluto molto anche dal punto di vista tecnico.

Il pubblico europeo era abituato a giocatori dotati di grandissima velocità ma abbastanza digiuni di dettami tattici e non sufficientemente smaliziati.

Oggi i samurai, pur senza perdere le loro caratteristiche principali che sono l’atletismo e la corsa, sono un collettivo da affrontare con attenzione, perché ben messi in campo e molto disciplinati (se n’è accorta anche la Nazionale di Prandelli all’ultima Confederation).

Una squadra che potrà dunque dare del filo da torcere a Colombia, Grecia e Costa d’Avorio, avversari del girone di qualificazione a Rio 2014.


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