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L’evoluzione dell’aperitivo in 10 righe

Creato il 22 ottobre 2015 da Morgatta @morgatta

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C’era una volta, nell’antica Roma, il Mulsum (un mix esplosivo di vino&miele), antenato apripista del moderno “aperitivo“, che in realtà trova la sua rivisitazione in periodi ben più vicini, 1786, in quel di Torino, quando tale Antonio Benedetto Carpano si inventò il vermouth (quella cosa rossa che compone Negroni&Co.). Da allora i Murazzi si sono riempiti di gente, bicchieri e stuzzichini pre-cena, giusto per non tornare a casa gattonando. Aperitivo, dopotutto, dovrebbe essere un “pre-dinner stimolante dell’appetito”. A furia di stimolarlo, però, pare sia sorta la necessità di arricchire i banconi, inserire i buffet, sostituire le noccioline con le polpette e le patatine con la pasta al sugo, le olive ci sono sempre, ma accanto ci hanno messo insalata di fagioli&cipolle (poi uno si chiede perché non si imbrocca più). E fare le fighe nel locale fashion con il tacco a spillo, sgomitando davanti ai vassoi, cercando di arrivare al tavolino intere portando il bicchiere ed il piattino di plastica con la montagnetta sopra (più forchetta e tovagliolo, che mica ‘sta roba te la magni con le mani), è diventato quasi impossibileC’era proprio bisogno dell’ APERICENA (termine che trovo sonoramente inquietante)?!?

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Ma per l’aperitivo non sono sufficienti un barman bravo, musica giusta, un’amica e du’ noccioline? ;)

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(Lo so, le righe sono diventate 13, non fate i pignoli…o vi porto a fare l’apericena pure a voi)!!!

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