Ogni volta che si parla di omosessualità e magari salta fuori il discorso sugli ex omosessuali, immancabilmente arriva qualche adepto della lobby omosessualista a sostenere che non esiste alcun ex omosessuale perché l’ha detto l’American Psychological Association.
Da brava militante, anche Eleonora Bianchini ha diligentemente usato -come le è stato insegnato- l’argomento “American Psychological Association ha detto che”, per combattere contro l’esistenza degli ex omosessuali su Il Fatto Quotidiano (cfr. Ultimissima 23/10/11). Eppure pare che i presidenti dell’APA (e chissà quanti membri!), una volta scaduto l’incarico, liberi quindi dalla posizione politica-istituzionale di facciata, abbiano l’abitudine di aderire all’attività della Narth, la National Association for Research and Therapy of Homosexuality, o comunque ad aiutare psicologicamente gli omosessuali che provano un disagio verso la loro sessualità.
Premettiamo che qui non si sostiene la NARTH o altre associazioni che fanno terapie di cambiamento, ma l’unico interesse è mostrare come l’omosessualità non sia una condizione immutabile, come dicono d’altra parte gli psicologi. Uno di essi è ad esempio il noto psicologo Robert Perloff, ex presidente dell’APA, che nel 2004 ha aderito ufficialmente alla “cattivissima” Narth sostenendo: «sono felice di aderire alla posizione della NARTH: essa rispetta la dignità di ogni cliente, l’autonomia e il libero arbitrio. Ogni individuo ha il diritto di rivendicare un’identità gay o di sviluppare il suo potenziale eterosessuale. Il diritto di cercare una terapia per cambiare il proprio adattamento sessuale è considerato ovvio e inalienabile. Condivido pienamente la posizione della NARTH». Ma in questi giorni, un altro ex presidente dell’American Psychological Association, Nicholas Cummings, professore emerito di Psicologia presso l’Università del Nevada, capo di salute mentale del “Kaiser-Permanente Health Maintenance Organization” e fondatore della “Cummings Foundation”, ha preso posizione.
In realtà si era già espresso molte altre volte: nel 2005 aveva ad esempio partecipato ad una Conferenza NARTH dicendo: «Durante i 20 anni in cui sono stato a “Kaiser-Permanente” (1959-1979) [...] ho visitato personalmente più di 2.000 pazienti con attrazione per persone dello stesso sesso e il mio staff ne ha visti altri 16.000». Lo psicologo ha parlato delle problematiche più diffuse nel mondo omosessuale (promiscuità continua, infelicità, ricerca perenne di sesso anonimo, tossicodipendenza, alta incidenza di abuso di droghe, vero e proprio terrore del sesso ripetuto con la stessa persona ecc..) e ha criticato aspramente l’APA, l’associazione di cui è stato membro e presidente: «Per prima cosa, lasciatemi dire che sono stato un campione permanente dei diritti civili, compresi quelli delle lesbiche e dei gay. Ho nominato il primo presidente della task force dell’APA sulle questioni gay e lesbica, che poi è divenuta una delle divisioni dell’APA. In quel periodo il problema era proprio la scelta di una persona dello stile gay, mentre ora è messa in discussione la scelta di un individuo a non essere gay, questo perché la leadership dell’APA sembra aver concluso che l’omosessualità è immutabile. Relegando l’attrazione dello stesso sesso come immutabile -come si fa con un gruppo di afro-americani- distorce la realtà. Far passare il tentativo di rendere “immorale” la terapia del riorientamento sessuale viola la scelta del paziente e rende l’APA il determinante de facto degli obiettivi terapeutici». E non è finita: «L’APA ha permesso che la correttezza politica trionfasse sulla scienza, sulla conoscenza clinica e sull’integrità professionale. Il pubblico non può più fidarsi della psicologia organizzata per parlare di prove, piuttosto si deve basare per quel che riguarda l’essere politicamente corretti. Al momento la governance dell’APA è investita da un gruppo elitario di 200 psicologi che si scambiano le varie sedi, commissioni, comitati, e il Consiglio dei Rappresentanti. La stragrande maggioranza dei 100.000 membri sono essenzialmente privati dei diritti civili. Alla Convenzione APA del 2006 a New Orleans, ho tenuto un discorso intitolato “Psicologia e la necessaria riforma dell’APA”, che è stato ampiamente diffuso nei listserves di psicologia ma è stato totalmente ignorato dalla leadership dell’APA». Accuse fortissime dunque da parte di uno che sa come vanno le cose, emerge dunque con chiarezza evidente la natura politicamente corretta, ma poco scientifica, dell’APA rispetto all’omosessualità (e all’aborto, come abbiamo già fatto notare).
Il dr. Cummings, riconosciuto tra i più influenti e innovativi psicologi americani, ha anche partecipato all’Annual NARTH Convention del 2011 svoltasi proprio qualche giorno fa (nella foto in alto assieme alla Dr. Julie Hamilton, presidente della Narth), intervenendo come relatore assieme ad altri scienziati e psicologi. Nella relazione ufficiale apparsa sul sito, www.narth.com, si legge che l’ex presidente dell’APA, ha raccontato di dubitare da tempo, come scienziato, sulla direzione dell’APA, influenzata più dalla politica che dalla scienza. Ha scritto a lungo sui modi in cui l’APA è basata politicamente piuttosto che avere una base scientifica, descrivendo tutto ciò in uno dei suoi libri più recenti, “Eleven Blunders that Cripple Psychotherapy in America: A Remedial Unblundering” (Routledge, 2008). Ha anche descritto la sua esperienza nel trattare gli omosessuali, tra uomini e donne, tormentati da attrazioni omosessuali indesiderate. Ha dichiarato che personalmente ha lavorato con clienti omosessuali che si sono sposati e vivono una vita eterosessuale, a conferma di chi afferma che il cambiamento sessuale è possibile.
Il dr Warren Throckmorton, professore associato di Psicologia presso il Grove City College (Pennsylvania), uno dei tanti scienziati a favore del cambiamento omosessuale, sostenuto dal famosissimo psichiatra Robert L. Spitzer (l’allora responsabile dell’eliminazione dell’omosessualità dal “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders”), ha ripreso nel 2007 alcune dichiarazioni del dr. Cummings, in particolare quando spiegava che: «nel corso del tempo, siamo stati in grado di identificare entro 4 o 5 sessioni quali clienti omosessuali avrebbero potuto perseguire il cambiamento sessuale e quali non lo erano». Cummings ha rilevato, sottolinea Throckmorton, che i clienti omosessuali che avevano più probabilità di cambiare orientamento erano quelli con un forte sistema di valori interiorizzato. Dunque ecco una spiegazione del fatto per cui tanti ex omosessuali diventano tali dopo una conversione religiosa. Tuttavia non sono tanti gli omosessuali che hanno cambiato orientamento con il suo aiuto, però Cummings ricorda: «ho ancora note e biglietti di Natale da parte di clienti che sono sposati e molto riconoscenti del nostro lavoro in terapia. Sono anche contattato da clienti che mi ringraziano per averli aiutati a raggiungere una relazioni gay a lungo termine». Throckmorton commenta così queste parole di Cummings: «Le osservazioni del Dr. Cummings coincidono abbastanza bene con la mia esperienza e la lettura della scienza. Non sappiamo abbastanza per essere dogmatici con i clienti su ciò che causa l’omosessualità o quanto sia flessibile per una data persona. Tuttavia, possiamo aiutare i clienti a vivere coerentemente con i loro valori e convinzioni, qualunque esse siano».
Facciamo notare che su Wikipedia, mentre nella pagina dedicata a Warren Throckmorton è chiaramente visibile il suo supporto al cambiamento omosessuale, in quella dedicata al dr. Nicholas Cummings non vi è traccia di tutto questo, seppure le sue dichiarazioni siano ben più “forti”. Il motivo? Molto probabilmente perché Cummings è uno psicologo molto influente ed ex presidente dell’APA…alla lobby omosessualista verrebbe meno uno dei suoi argomenti migliori.