Indovinate un po’ qual’è la città che più si gioverebbe del pagamento dell’ICI da parte della Chiesa?
La risposta è facile ed è Roma.
Non voglio fare affatto dell’inutile demagogia e vi posto qui un bell’articolo (stranamente) del Fatto Quotidiano sull’argomento.
Il passaggio più saliente:
Il fatto è che questa esenzione non è solo palesemente ingiusta, ma pure contraria all’articolo 108 del Trattato europeo: lo ha stabilito, da ultimo, una sentenza della Corte di cassazione (la 16728 / 2010), anche alla luce del fatto che le norme comunitarie hanno rilievo costituzionale. Cosa significa? A stare ad autorevoli esperti una cosa molto semplice: la Suprema Corte ha stabilito che l’esenzione Ici per gli immobili ecclesiastici che siano usati, anche in parte, per attività di impresa costituisce un aiuto di Stato illegale e quindi i Comuni non devono applicarlo. Insomma, i sindaci volendo potrebbero richiedere il pagamento del maltolto fin da ora.
Prima che parta (e io vorrei farlo) l’appello ad Alemanno affinché esiga il contributo doveroso (che ripetiamo a scanso di equivoci non è su oratori o chiese o mense per i poveri, ma sugli alberghi ed altre attività) rileviamo che la difficoltà sta nell’interpretazione della natura dell’immobile da tassare stante che ci sono alcuni immobili a carattere misto.
Una proposta costruttiva per Roma 2013 potrebbe essere quella di proporre un tavolo con Santa Romana Chiesa e i suoi rappresentanti romani in cui si concerti la natura del patrimonio immobiliare e si definiscano criteri e immobili che debbano pagare e quali no.
Questa non è una guerra contro la Chiesa, anzi. Qualcuno potrebbe obiettare che coi soldi dell’albergo di Piazza Farnese si costruiscono pozzi in Africa. Ma allora questo dovrebbe valere per qualsiasi entità laica o religiosa che abbia come fine una causa giusta.
E chi definisce cosa è giusto o sbagliato?
Insomma io dico tassiamo gli immobili con fini commerciali dopo averli doverosamente mappati e in seguito pensiamo a come redistribuire risorse a chi le impiega per cause umanitarie (e controllate e verificate). Se nel caso.
Ricordo, a chi non lo sapesse, che la quasi totalità della gestione di tutte le catacombe del sottosuolo romano, è nelle mani del Vaticano, ma esse sono patrimonio archeologico comune.
Non ultimo (e chi può negarlo) il turismo religioso è una risorsa per la città, anche se oggi troppo concentrato e poco diffuso vedere alla voce Opera Romana Pellegrinaggi.
Insomma tocca sedersi ad un tavolo e capire bene chi paga cosa, chi si occupa di cosa e fare un bel piano di equità con il Vaticano a Roma.
Già che ci siamo cerchiamo di eliminare gli autobus di pellegrini che inquinano, fanno traffico e impediscono il vero incontro tra i turisti e la città.