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L'Illusionista

Creato il 25 dicembre 2012 da Giuseppe Armellini
L'IllusionistaCerto, credo che non ci sia cosa peggiore che bestemmiare il giorno di Natale ma purtroppo non riesco a trattenermi. La dico subito va per non prendere alla sprovvista l'occasionale lettore.
Chomet è il top dell'animazione mondiale.
Forse dovrei spiegarmi meglio. Non so se Appuntamento a Belleville e questo Illusionista siano opere superiori ai grandi capolavori di Miyazaki o a quelli ad esempio di quel meraviglioso studio di tecnica e sentimenti che è la Pixar, anzi, credo proprio che di no, ma personalmente le emozioni che provo guardando le opere dell'animatore francese sono qualcosa di incredibile. Quei disegni a metà strada tra il realistico e il grottesco, quei volti al tempo stesso duri e dolci, quei personaggi così assurdi,strampalati, teneri e tristi, quelle incredibili atmosfere e ambientazioni così meravigliosamente malinconiche, le musiche appena accennate, i dialoghi che non servono, la sensazione di trovarsi davanti, a differenza dei sopracitati maestri, al cinema "normale" che si traveste di cartone animato.
Forse non si raggiunge la magnificenza visiva o di tematiche de La Città Incantata o de Il Castello Errante di Howl; forse, anzi, certamente, non si ride e al tempo stesso ci si commuove come in Toy Story 3 e i suoi giocattoli che si tengono per mano nella discarica o Ratatouille con Ego che assaggia quel povero piatto e vede sua madre, forse non si raggiungono vette di poesia così alte come in Wall-E, ma io quando vedo Chomet non capisco più nulla.
Quel tratto di disegno mi entra dentro la pelle, quella capacità di regalare emozioni con le piccole cose, con piccoli rumori, con piccole storie, con antieroi che hanno nel viso la malinconia e la stanchezza della vita, a me fa rimanere incantato.
L'Illusionista è la piccola storia di un mago, appunto, di un illusionista che ha fatto il suo tempo.
Perchè la gente non ride più.
E non applaude più.
E non lo vuole più.
Ormai ci sono i nuovi gruppi rock con le ragazzine che gli sbaveggiano dietro (anche se, e nel film l'effetto è davvero comico, i componenti del gruppo avrebbero gusti un pochino diversi...).
Non resta che fuggire dalla Ville Lumiere che ti ha spento i riflettori e andarsene nella rozza e bevereccia Scozia dove il tuo coniglio e il tuo ombrello possono ancora sorprendere.
Così tanto che una povera ragazzina pensa che tu sei un vero mago e scappa con te.
Impossibile non pensare al grandioso Luci delle ribalta dove il clown Calvero/Chaplin non riesce più a far ridere.
Chomet descrive questi piccoli artisti uccisi dal progresso e dalla depressione in maniera fantastica.
Non solo l'illusionista ma anche il clown prossimo al suicidio o il ventriloquo costretto dalla fame a vendere il suo alter ego pupazzo. C'è qualcosa nel tratto dei volti di questi personaggi che è umanamente incredibile.
Si ride poco qua, non ci sono tanti inserti profondamente comici come nelle Triplettes de Belleville, la malinconia è caratteristica comune di tutti, tutti sembrano appartenere a qualcosa che non è più.
Interessantissimo il personaggio della ragazzina, povera e umile sì, ma teneramente vezzosa quando scopre di poter esser donna.
E poi quel meraviglioso finale.
Lui che va via e lascia a lei quel cartello.
"I maghi non esistono"
Un groppo in gola, questo ho provato.
I maghi non esistono ragazzina, anche io ero solo un povero vecchio che conosceva 3,4 trucchi e li ripeteva all'infinito da anni. Ma ora non sono più nulla, posso a malapena stupire un bambino in treno.
I maghi non esistono ragazzina o forse esistevano soltanto una volta quando l'uomo, come il bambino, aveva ancora la capacità di stupirsi e inquietarsi davanti a un treno apparso su un telone o a un coniglio uscito da un cappello.
I maghi non esistono ragazzina ma la magia sì.
E tu l'hai appena scoperta.
Ti aspetta là fuori.
Si chiama amore.
Vedrai, ti farà apparire delle farfalle nello stomaco.
( voto 8,5 )

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