Ma mi domando e dico, chi mai ha inventato questo detto che per tanti versi lascia l’amaro in bocca?
Probabilmente qualcuno che ha gareggiato e non ha vinto, immagino. :-)
E già, perché se si partecipa ad una gara, ad un concorso, chi non mette in conto di vincere? Tutti. L’impegno è subordinato a questa ambizione, ed è giusto che sia così.
Immagino che vi starete domandando come mai tutta questa manfrina, per cui ve lo spiego in poche parole.
All’inizio del mese di febbraio la mia amica Antonella mi chiama per informarmi che è stato indetto un concorso per la progettazione di un logo intitolato “Un marchio per la bellezza”.
Il destinatario di questo marchio è Villa Bardini, un bellissimo luogo a Firenze adibito a museo. Ovviamente non mi sono fatto scappare l’occasione e così mi sono subito messo all’opera, anche perché mancavano quattro giorni alla scadenza per la presentazione del progetto finale. E la sera dell’ultimo giorno, quasi allo scadere dell’ora fatidica, cioè alle 23.15, mi sono iscritto e ho mandato il mio progetto.
‘nnagg… !!!
A quel che sembra sono arrivati 2993 progetti da 62 nazioni, e a quanto pare, ‘nnagg… non sono stato il vincitore.
Dei quasi tremila progetti, ne sono stati selezionati 39 e ha vinto una Italiana – WoW, Viva il Made in Italy! – una Architetta Fiorentina con la quale mi complimento perché ha saputo immaginare e interpretare con un brand essenziale l’idea di chi ha indetto il concorso, ” in grado di sintetizzare al meglio le multifunzionalità di Villa Bardini. “
Concorrenza spietata quindi, per cui malgrado l’esperienza e tutti i marciapiedi consumati in questi anni, non avevo molte speranze, ma come si suol dire, l’importante è partecipare, giusto?
Che enorme stupidata, l’importante è vincere perbacco!
Sorrido, sorrido, sorrido, come direbbe la mia amica Alessandra.
A proposito, questo è il mio progetto per il logo – visto il post precedente, non sentitevi in obbligo di dire che è bello. :-) – e sono contento di aver partecipato. L’ho vissuto, l’ho coccolato, ma soprattutto l’ho pensato cercando di rompere tutti gli schemi: la parola, un elemento grafico anche nel suo apparente disordine, accuratamente studiato a dire il vero. Forse troppo complesso come progetto, lo ammetto, non ho tenuto conto che in un “logo” la semplicità è la regola fondamentale, ma io l’ho pensato così e ne sono felice.
ari_‘nnagg… l’importante è partecipare. Evvabè!!! :-)