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L’importanza del taglio nella scrittura

Da Marcofre

Ne ho già parlato in passato, eppure desidero tornarci perché mi pare utile. Anzi fondamentale.
Tagliare, eliminare pagine che hai limato sino a pochi minuti prima, dona gioia. Se invece consideri ciò che hai scritto perfetto, o peggio ancora intoccabile, c’è qualcosa che non va. Probabilmente la tua idea di scrittura è sbagliata, e prima la correggerai meglio sarà.

Non è quasi mai “buona la prima”; anzi togliamo pure il quasi. Ormai mi sono abituato a osservare con diffidenza quello che mi riesce bene. Ci vedo una trappola. Non è una questione di chi detesta le cose semplici perché vuol fare il prezioso. Al contrario.

Avevo questa storia, e percepivo con chiarezza che qualcosa non andava. Correggi qui, smussi là, tagli un poco oltre: niente da fare. Ti rendi conto che gira a vuoto. Sembra che stia marciando come l’esercito di Giulio Cesare nella Gallia, alla volta delle armate di Vercingetorice: è solo illusione.

Finalmente la soluzione. Ho evidenziato l’intera parte e ho premuto la barra spaziatrice; cancellato. Tagliato. Amputato.
D’un tratto, è come se il vento avesse spazzato via la nebbia. Torni a vedere la storia, non una sua appendice malata che cercava di infettare quel poco di buono che hai scritto.

L’ho già scritto più di una volta. Se scrivi, è necessario a tutti i costi usare l’indifferenza verso la propria creatura. Quando cominci a credere che ci siano delle parti perfette non stai raggiungendo le vette sublimi della creatività. Stai solo sprofondando nella mediocrità. Col sorriso sulle labbra, e la gioia nel cuore di aver confezionato un capolavoro. Ma sprofondi nella mediocrità.

Però ricorda: qualunque cosa tu riesca a scrivere, in realtà è solo robetta. Se fai tua questa verità, e possiedi talento, hai qualche probabilità di migliorare la tua scrittura. Altrimenti, ciccia.


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