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L’importanza di un occhio esterno

Da Marcofre

Titolo probabilmente eccessivo, che farà strabuzzare gli occhi a chi legge, e rumoreggiare (*) tutti gli altri. Ma la realtà è più o meno la seguente: si finisce una storia, e ci si mette a cercare un editore.

Spesso, nemmeno si termina di scrivere e già si parte a caccia della casa editrice giusta. Non c’è fretta, sul serio. Anche perché una delle cose che si impara velocemente, è che la casa editrice procede sempre con estrema lentezza.

La mia proposta: non cercare un editore. Prima di tutto, cerca un occhio esterno che legga quello che hai scritto. E giudichi.
Quando accade (ma è raro, l’esordiente è troppo abbagliato per conservare il distacco necessario dalla sua opera), di solito il metodo soffre di un paio di difetti.

  • 1) La persona prescelta è troppo coinvolta (fratello, sorella, cugini);
  • 2) la persona non ha le competenze per esprimere un giudizio sufficientemente completo.

Un racconto o un romanzo per essere appena decenti, devono rispettare una buona dose di criteri. Parliamo di trama, di dialoghi, luoghi, efficacia, valore; e altro ancora.

Un motore non deve solo mettersi in moto, ma trasmettere il movimento alle ruote. Oltre naturalmente a non scoppiare. Ed è evidente che un esperto di meccanica saprà individuare quello che va, e quello che non va.

Un semplice guidatore della domenica, rischia di esprimere giudizi poco fondati.

Come individuare il lettore ideale? Prova a dire la mia.

  • Appassionato di gialli. Meglio se classici (Georges Simenon…), ma non solo. Gli autori di questa letteratura hanno la rara capacità di coniugare qualità dello scritto spesso altissima, con trama convincente, dialoghi serrati, cura dei dettagli, e un’attenzione per il pubblico da cui c’è solo da imparare. Proprio i gialli di Simenon sono da acquistare e leggere tutti; sono abbastanza economici (e presenti in tutte le biblioteche del Paese, probabilmente).
  • Non solo classici. Tolstoj e Dickens sono importanti, anzi essenziali. Ma rivolgersi a chi frequenta poco il Novecento (Carver, Flannery O’Connor, Cormac McCarthy, Sciascia, DeLillo…), è un errore. È come chiedere una perizia su un reperto egizio a chi si occupa di Rinascimento. Lo faresti?
  • Non farti abbagliare dal titolo di studio. Non è detto (e qui torno a ripetermi), che un laureato capisca molto di quello che hai scritto. Spesso un lettore con un modesto titolo di studio può risultare sorprendente. Per quale ragione? Perché ha letto. Magari non conosce la storia della letteratura italiana, però questo non è uno svantaggio.
  • Che sia un occhio opposto. Nel senso: sottoponi la tua opera all’occhio di un appartenente al sesso opposto al tuo. Lo so, molti dicono che non fa differenza, eccetera eccetera. Avranno le loro buone ragioni, non dico di no. A mio parere è più divertente sentire l’opinione dell’altra parte.
    Anzi; siccome ci sono più lettrici che lettori, e che senza le donne buona parte degli autori celebri sarebbero a spasso, perché (se sei un uomo), tralasciare questo dettaglio?
  • Non temere il Web. C’è una risorsa alla portata di chiunque: la Rete. E pullula di forum letterari dove si può sottoporre la propria opera (una parte), al giudizio altrui. Se proprio non riesci a trovare qualcuno in carne e ossa vicino a te, oppure se vuoi sentire più campane, coraggio. Buttati. Leggi il regolamento, e poi vai.

(*) “Rumoreggiare” è la parola che ho adottato e di cui sarò il custode sino a novembre 2012. Scopri come adottare una parola.


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