Che il potere degli Stati fosse regredito di fronte allo strapotere delle multinazionali era già noto.
Ma che gli Stati fossero divenuti preda dei grossi speculatori internazionali sta emergendo con sempre maggiore evidenza in questi ultimi tempi.
Certo, nel caso dell’Italia, i limiti istituzionali di un organismo ormai superato dalla storia, nell’ambito di una nuova realtà internazionale globalizzata semprepiù aggressiva, vengono acuiti dalla impreparazione di una classe politica troppo autoreferenziale e da una compagine governativa approssimativa ed impreparata.
Inoltre l’esistenza di un debito pubblico enorme, accumulatosi a dismisura negli ultimi trenta anni, rende l’Italia particolarmente fragile.
In questo brodo di coltura sguazzano alla grande gli speculatori finanziari, che trovano nelle società private di rating (Standard & Poor, Moody’s e Ficht sono le più note) degli alleati quanto mai utili e produttivi (qualcuno dice che esse stesse siano in realtà i diretti beneficiari delle grandi speculazioni finanziarie, in quanto detengono nel loro portafoglio innumerevoli e variegate tipologie di titoli pubblici e privati).
E tra l’incudine di uno Stato ottuso e sempre più famelico, ed il martello di una congrega di speculatori finanziari senza scrupoli, capaci di creare profitti dal nulla, ci siamo noi cittadini e contribuenti.
Questa è l’analisi della situazione.
I rimedi non spetta a me indicarli.
E se non sbaglio c’è qualcuno che ricopre degli incarichi istituzionali, oltre tutto lautamente retriibuiti, che ha il diritto ed il dovere di prendere gli opportuni provvedimenti e di muoversi nella direzione giusta per evitare agli speculatori di nuocere allo Stato e, soprattutto, a noi cittadini, risparmiatori e contribuenti.
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