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L’impressionismo: il crescendo finale

Creato il 22 gennaio 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Sky-Arte-HDIl documentario in onda su Sky arte è un filmato sugli ultimi giorni dell’Impressionismo, su come è finito e cosa è diventato, partendo dalla Scuola delle Belle Arti di Parigi, la più prestigiosa di Francia, fondata nel 1648 dal Re Sole. Location ideale, la più antica della storia dell’arte a confronto con il moderno dell’Impressionismo. Questa scuola ha avuto un ruolo molto importante nella storia dell’Impressionismo perché qui, studiava George Seurat, il re dei puntini.

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Esaurito lo slancio della sua epoca eroica, l’Impressionismo evolve seguendo strade inattese e imprevedibili e il movimento che ha traghettato l’arte nella contemporaneità, trascinandola fuori dalle accademie e accompagnandola per le strade vede in Seurat uno dei suoi ultimi testimoni. Uomo misterioso, di lui ci rimane solo una foto e la sua arte, fatta di rigidità e di tanti puntini. Sfuggente e riservato ha un ruolo importante nell’Impressionismo.   Invitato a partecipare all’ultima  Mostra degli Impressionisti, nel 1886,  da Pissarro,  era uno  sconosciuto, ma quando il dipinto “Domenica alla Grande-Jatte” appare, tutti lo notano. È una tela di grandi dimensioni e il soggetto è apparentemente impressionista. Prima dell’arrivo di Seurat, l’Impressionismo era felice di “catturare il momento” e di vivere il presente in tutta la gioia del vivere: i giorni bellisssmi di Monet, le feste di Renoir, ora, all’improvviso nei dipinti di Seurat c’è qualcosa di profondo e irrequieto, più duraturo. Tra i più alti teorici del Puntinismo, divenne l’artista degli “strani dipinti”,  si distingueva anche per la metodica ricerca di fondamenti scientifici per la pittura. Basandosi su studi relativi alle armonie cromatiche egli arrivò alla riduzione della tavolozza a quattro colori fondamentali: blu, rosso, giallo, verde, e ai loro toni intermedi, che distribuiva sulla tela a piccoli punti senza mescolarli tra loro.

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Fu allievo per soli due anni alla Scuola delle Belle Arti di Parigi, circondato dal passato e dal più tranquillo e luminoso pittore del rinascimento italiano, Piero della Francesca che influì notevolmente sulla sua visione del colore. Nel primo dei dipinti “Bagno ad Asnières ” eseguito a soli 23 anni è una domenica di sole, la sua pittura, pur cogliendo quella stessa spensierata modernità condivisa dagli impressionisti, giunge ad esiti complessivamente classici, dove la rivoluzione del “puntino” non stempera l’assoluta staticità dell’immagine. Fino ad allora, tradizionalmente i dipinti che rappresentavano scene di bagno ritraevano soggetti femminili, giovani donne, nude e bagnate. Seurat limitando il suo dipinto alla sola presenza maschile è già rivoluzionario e aggressivo. Tutti i pittori di quell’epoca, copiano deliberatamente dal passato e Seurat non fa eccezzione ( i punti di somiglianza con Piero della Francesa sono evidenti, innanzitutto l’atmosfera luminosa e tersa, poi la precisione del disegno, infine la costruzione dell’immagine per geometrie precise, fatte di sfere, coni e cilindri). Si vuole imitare il passato per far vedere che il mondo moderno può essere eroico , monumentale e bellissmo, tanto quanto il mondo antico. È uno dei più importanti messaggi dell’Impressionismo e cioè che il presente è prezioso quanto il passato. È il periodo di grande esplorazione del colore di Seraut, che decide che sarà l’occhio umano a mescolare i vari colori. Lo studio  delle più avanzate leggi dell’ottica porta alla nascita di un nuovo stile pittorico, dagli inediti effetti luministici e compositivi. Un simbolismo che ferma il tempo congelando le scene in qualcosa di eterno. Stava cercando di trasformare la pittura in scienza. Fu il suo inconfondibile stile. Morì a 31 anni, una morte prematura per un talento così grande  che lasciava la scena ad un altro grande genio pittorico.

Van Gogh
Siamo al tramonto dell’Impressionismo, diventato disincantato, partito con l’intenzione di osservare il mondo moderno, ora stava cambiando umore ed è proprio in questo momento che appare un piccolo uomo, scontroso e olandese, Vincent Van Gogh, con una visione del mondo deprimente. Nel 1886, a Parigi arrivò, giusto in tempo per vedere l’ultima Mostra degli Impressisonisti,  e questo gli permise di vedere gli ultimi aggiornamenti dell’arte.  Oggi lo pensiamo come un genio dall’anima fragile, troppo delicato per il mondo moderno. Era estremo, violento, tormentato da passioni travolgenti; uomo moderno per antonomasia, drammaticamente complesso. Beveva molto assenzio che gli alterava l’umore, soffriva di sifilide e di poca igiene ( arrivò a perdere dieci denti tutti in una volta). In nessuno dei suoi celebri autoritratti, sorride, una visione inquieta di se stesso. Solitario e alcolista, visse brevi amori, tutti infelici e tristi che però ci hanno lasciato testimonianze di nudi, molto diretti e fisici. Influenzato dalla passione delle stampe orientali che lasciarono un’impronta porfonda nel suo animo, mutò radicalmente la sua visione del mondo, fu come se qualcuno avesse spalancato la porta del colore. Ed ecco che Van Gogh diventa soleggiato, colorato e giallo e blu,  aprendo un capitolo nuovo nell’arte europea dopo la crisi dell’impressionismo.  A partire dal 1880 gli impressionisti si pongono il problema di come dare consistenza alla fugacità dell’impressione: Renoir la ricerca nel disegno raffaellesco, Degas nella sintesi della memoria, Cézanne nella forza strutturale. E’ nell’ambito di questa crisi dell’impressionismo che si colloca la nascita del cosiddetto “puntillismo” o “neoimpressionismo”, di cui Van Gogh sarà uno dei maggiori esponenti.

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Il viaggio di Sky arte  si chiude là dove era cominciato. Tornando da Claude Monet, tra i primi e più autorevoli esponenti dell’Impressionismo: incontrato ora, ormai anziano, nella rilassante atmosfera dell’Orangerie di Parigi. I colori della natura e la placida tranquillità di giardini affascinanti sono i modelli cui si dedica un maestro sul viale del tramonto, ideale titolo di coda per un’esperienza artistica irripetibile in un  mondo che si affacciava verso la prima guerra mondiale. Un mondo che  per un po’ aveva sognato dipingendo circondato dalla luce e dal colore, ora quel mondo, si stava trasformando in una macchia!


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