Tra gli (s)Collegamenti di sabato ho segnalato un articolo molto interessante scritto da lucors sul blog di Debianizzati.Org (Debian: rilevante o irrilevante non sono categorie interessanti). Le domande che si pone lucors me le sono poste anche io, e avendo alle spalle qualche anno di studi economici (anche se non si direbbe) ho provato in questo blog a dare in vari post qualche risposta in questo senso a quelle domande, o per lo meno a fare alcune considerazioni.
Le mie considerazioni sono sparse alla rinfusa tra i vari post scritti fin’ora, post in cui mi riferisco in genere al software libero in generale, ma nella mia mente c’e’ spesso Debian, quindi spero che chi si pone le stesse domande di lurcos possa trovare qualche spunto interessante. Occorre una premessa, se RMS continua a ripetere “‘free’ as in ‘free speech’, not as in ‘free beer’“, io altrettanto ossessivamente potrei ripetere che l’economia non riguarda solo il valore monetario e il valore monetario non riesce ad esprimere tutte le cause dell’agire economico.
UN MODELLO ALTERNATIVO – Ho cominciato da tempo la lunghissima serie di post partendo dal fatto che non esiste un unico modello di sviluppo, ne’ un unico modello di produzione, e l’economia riesce a spiegarli entrambi (anche se vorrebbero farci credere diversamente). Da una parte abbiamo il modello GNU/Linux e dall’altro quello Microsoft.Il modello GNU/Linux ha uno sviluppo destrutturato, mette in moto un ordine spontaneo continuamente in evoluzione, nel quale l’apporto di molti e l’assenza di una vera e propria “regia” organizzata rendono questo modello estremamente flessibile. L’ampio livello di condivisione della conoscenza riesce a creare innovazione e concorrenza, non solo con gli altri modelli, ma perfino al suo interno. La forte presenza e rispetto di meritocrazia e do-ocracy consentono la prima di far emergere chi ha le competenze, la seconda di dar spazio a chi ha le capacita’ e far emergere le idee nuove.
Questo miscuglio esplosivo crea flessibilita’ dei ruoli in cui nessuno e’ indispensabile ma tutti sono utili, e rende possibile che l’insieme degli individui riesca a coesistere, cooperando nella creazione di un qualcosa di innovativo. Non e’ un caso che sia proprio questo modello destrutturato ad aver causato i piu’ grandi stravolgimenti nel mercato del software.
GLI OSTACOLI DA SUPERARE – Eppure nonostante questo il software libero fa ancora fatica ad avanzare in certi ambiti. E’ difficile cambiare le cose, anche perche’ molte delle opposizioni derivano da un’abitudine che oramai si e’ imposta ed e’ difficile da sradicare. Proprio per questo risulta importantissimo continuare a comunicare i valori della condivisione e della cooperazione, e l’importanza di contribuire. Stando attenti a non perdere i punti di forza del modello del software libero in cambio di facili vittorie.Per questo e’ importante salvaguardare i passi importanti fatti fin’ora e prepararsi alle sfide che ci attendono.
UN MODELLO ECONOMICO E SOCIALE – Il modello alternativo del software libero e’ estensibile anche ad altri settori, e’ un modello di produzione e un modello di interazione sociale con una struttura distribuita che richiede il rispetto delle regole della meritocrazia e il riconoscimento della liberta’ della do-ocracy. Una struttura in cui i diritti diffusi richiedono anche l’assunzione di responsabilita’ da parte di ciascuno.Un simile modello e’ fortemente in contrasto con le strutture che conosciamo, che sono per lo piu’ centralizzate o al limite decentrate e i valori di questo modello sono valori che in tanti chiedono, ma forse in pochi vogliono veramente. Tutto questo e’ un forte freno alla diffusione del modello del software libero anche in altri ambiti.
Il modello del software libero ha un importantissimo valore sia sociale sia individuale, dunque nonostante gli ostacoli che gli si presentano dinnanzi riuscira’ ad avanzare, lentamente ma inesorabilmente. Perche’ gli uomini sono individui, le cui azioni sono mosse dal desiderio di migliorare se stessi e il mondo in cui vivono. Azioni che non possono essere spiegate dalla massimizzazione monetaria fine a se stessa, ma che rientrano tra le tante cause dell’agire economico, che e’ l’agire umano.
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