L'incontro tra Mario Monti e Barack Obama: obiettivi diversi ma prospettive comuni
Ad appena 83 giorni dal suo insediamento al governo del paese, Mario Monti si è incontrato con il presidente americano Barack Obama nello Studio Ovale. Un vero record che pochi predecessori del professore possono vantare.
L’incontro tra i due leader era stato preceduto da due interviste rilasciate da Monti alla rete televisiva Pbs e al giornale del mondo degli affari, il Wall Street Journal.
Il presidente Obama non conosceva il nostro primo ministro, ma è sembrato subito essere in sintonia con lui e nei colloqui ufficiali ha evidenziato le importanti riforme messe in cantiere dal nuovo governo italiano e ha esortato Monti a continuare sulla stessa strada intrapresa.
Tutta un’altra musica rispetto al precedente inquilino di Palazzo Chigi. L’atteggiamento chiassoso, macchiettistico e poco professionale di Silvio Berlusconi poco si confaceva con la serietà e la profondità di analisi tipica di Barack Obama.
Anche le battute poco felici sullo stesso Obama (il presidente abbronzato) o le avance smaccate di Berlusconi verso Michelle Obama non hanno contribuito ad avvicinare il leader del Pdl ad una amministrazione agli antipodi di quella berlusconiana.
Una differenza di vedute e di atteggiamenti che hanno indotto la Casa Bianca a tenere le distanze da un presidente del Consiglio dagli atteggiamenti caricaturali e indebolito sia sul piano interno sia su quello internazionale dalle sue vicende boccaccesche e dalla incapacità di fare alcunché per il rafforzamento dell’economia italiana.
Con Mario Monti le cose sembrano aver subito preso una piega ben diversa. L’atteggiamento riflessivo e professorale con cui il primo ministro italiano conduce il suo mandato di governo ha subito fatto breccia nel presidente americano che è solito seguire un modus operandi simile.
Del resto, se Monti è stato professore di economia all’Università Bocconi, anche Obama ha condiviso una esperienza simile, visto che anche lui ha insegnato all’Università, a Chicago, non economia, ma diritto costituzionale.
Tra di loro vi è quindi una comunanza di vedute, di esperienze e di modi di essere che mancava del tutto con Silvio Berlusconi.
Incontrandosi alla Casa Bianca questi due uomini così simili hanno inteso ottenere ognuno uno scopo differente, collegato ai loro interessi nazionali, ma in grado di convergere in un obiettivo comune, la stabilità economica internazionale e la volontà di evitare una nuova recessione mondiale.
La missione americana di Mario Monti vorrebbe restaurare la fiducia americana e dei mercati internazionali nei confronti dell’Italia, guidata non più da una leadership debole e ondivaga, ma concreta e consapevole del potenziale stabilizzatore dell’economia italiana nell’ambito del quadro europeo.
A sua volta, Barack Obama vorrebbe individuare in Mario Monti un interlocutore più serio ed affidabile di quanto non sia ormai Nicholas Sarkozy, indebolito dalla campagna presidenziale e da un ruolo fin troppo accomodante verso la cancelliera tedesca Angela Merkel, adatto a contrastare la leadership germanica sul continente europeo.
Una primazia volta a mantenere il rigore di bilancio a scapito della crescita economica e che rischia di far precipitare nel caos nazioni deboli come la Grecia oggi e il Portogallo domani.
Obama sa bene che se l’Europa non tornerà a crescere, il contagio del Vecchio Continente potrebbe espandersi anche agli Usa, bloccando la tenue tendenza alla ripresa economica statunitense.