Così un sogno gradevole e per certi versi esaltante finì per tramutarsi in un incubo. Ma stamattina i telegiornali affaccendati attorno alla manovra sempre più pasticciata e penosa, quel grufolare disperato sul fondo del barile, me lo hanno ricordato. Perché il dramma di questi giorni è quello di un’intera classe dirigente che pensava di aver capito tutto, che compensava con la tracotanza e la servitù mediaticà la sua superficialità e volgarità, si scopre incapace e cialtrona, si racconta reciprocamente le menzogne come se parlasse all’elettorato (Sacconi ad Arcore aveva giurato che i riscatti del servizio militare erano qualche migliaio per poi scoprire che erano 600.000) , si fa gli sgambetti, annaspa nella sua nullità e affonda lenta nelle sabbie mobili che essa stessa ha creato.
Alla fine hanno creduto davvero alla loro bugia, hanno davvero pensato di essere politici, economisti, ministri, libertadores di fantasiosi agglomerati padani. E del resto ogni loro fesseria era raccolta e tappezzata di commenti quasi sempre benevoli se non servili. Avevano persino pensato di essere degni nonostante l’indegnità personale E d’altronde ogni loro caduta che per caso balzava in cronaca era minimizzata, banalizzata e contestualizzata dai retori della morale.
L’avevano raccontata così bene agli italiani e avevano raccolto così tanti clientes nella classe dirigente che era impossibile non cascarci. Ora sono davanti alla pagina vuota, ossessionati dal mantenere le poltrone, ma senza un’idea, con la stessa desolazione di quel mio sogno. Cosi da questi giorni in poi la loro permanenza al potere sarà ancora più sconfortante per il Paese che ci ha creduto e più arrogante per loro di quanto non sia stata avvilente la compravendita sulla quale si sono retti: perché adesso sanno chi sono davvero.